Ud’A- Le telecamere restano, le tensioni pure!

UdaOre 10, Università d’Annunzio, sala riunioni di via dei Vestini: intorno allo stesso tavolo sindacati, RSU, dg e delegato del Rettore. Un solo punto all’ordine del giorno di un incontro convocato con la fulmineità di…un frame (fotogramma in gergo televisivo)! Eh già, il dg Del Vecchio avrebbe dovuto spiegare ai sindacati non tanto il perché delle telecamere installate in corridoi, ingressi dei bagni e addirittura, dicono in tanti, sulle macchinette del caffè, quanto il come. Possibile che un direttore generale non sappia che certe “installazioni” prevedono, anche solo per evitare scontri e polemiche, tempi di preavviso, motivazioni scritte e urgenti, ma soprattutto un confronto decisionale con i rappresentanti dei lavoratori? Questa la domanda che si pongono da giorni i sindacati, ossia da quando hanno appreso che i lavoratori della d’Annunzio stanno per esser spiati, o meglio filmati. Questa la riposta protocollata questa mattina dal dg: ” A causa di recenti intrusioni nei locali dell’Ateneo si rende necessaria l’installazione di impianti di videosorveglianza: non all’interno degli uffici bensì nei pressi degli ingressi e comunque l’ attivazione avverrà solo dopo l’orario di uscita degli impiegati”. Allega anche la planimetria delle prime installazioni Del Vecchio fissando la data ( 17 ottobre) entro la quale i sindacati potranno dire la loro salvo tacere e acconsentire in automatico
A nulla o quasi, insomma, pare sia servito l’incontro di oggi ma soprattutto la certosina ricerca giurisprudenziale che i sindacalisti presenti al tavolo erano pronti ad esporre e produrre: a partire dall’art. 4 della legge 300 del 1970, c.d. Statuto dei lavoratori (“è vietata l’installazione di impianti audiovisivi per finalità di controllo a distanza dei lavoratori, anche se il controllo è di mera natura temporanea, dal momento che la brevità della sorveglianza realizza pur sempre un’indebita ingerenza nella privacy del lavoratore3 e può condizionarne l’attività produttiva” ) passando per un pronunciamento del Garante della privacy che nel novembre del 2000 sull’argomento diramò un decalogo tanto dettagliato quanto rigido.
Un tavolo forse inutile, certamente scomodo e imbarazzante quello di oggi alla d’Annunzio, persino più di quanto non lo sarà quello di dopodomani, mercoledì 8, quando a Roma i sindacati nazionali accenderanno i toni sulla questione dell’IMA. Molti parlano di ennesimo atto di prepotenza del dg, altri insistono sulle leggi violate, qualcuno la spara grossa annunciando querele penali: la cosa certa è che i sindacati non ci stanno a tollerare un atto-appalto così lesivo dell’immagine di un luogo alto di cultura e formazione come giustamente ritengono debba essere un’ università. E’ con questo spirito che hanno sottoscritto e fatto protocollare, in apertura del tavolo, un documento unitario in cui hanno ribadito” la volontà di ricostruire relazioni sindacali degne di questo nome previa rimozione delle telecamere installate”. Senza se e senza, insomma, le condizioni poste dai sindacati: via le telecamere subito, poi semmai se ne discute. Altrettanto granitica la posizione del dg limitatosi a concedere giusto qualche giorno prima di procedere o meglio di accendere le telecamere già acquistate e installate. Che dire, poi, dell’appalto per l’acquisto, l’installazione e la messa in funzione delle telecamere? Era davvero così necessario fare una spesa, probabilmente di almeno 50 mila euro, in un momento così drammatico di tagli, contestazioni, stipendi alleggeriti e casse in rosso? A domandarselo gli oltre 300 amministrativi alla vigilia del terzo mese senza l’IMA in busta paga.

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