Ud’A – Lettera al vetriolo di Bonetta e il Rettore tace

bonetta“Consapevolmente tormentato dall’idea di poter tradire la forte sollecitazione e la rinnovata fiducia che mi vengono dalla maggioranza dei componenti del Consiglio, intendo non accettare la candidatura alla Direzione fin quando perdura l’attuale situazione di conflittualità. In un contesto di fratture e di incomunicabilità, di veleni e di antagonismi pregiudiziali esprimo tutto il mio dissenso su ciò che finora s’è fatto e la volontà netta di non voler partecipare, né di voler sottostare ad alcuna trattativa di corridoio senza il rispetto di tutte le opinioni, dall’altro lato, denuncio il vuoto culturale e l’assenza progettuale in cui si sta pensando al rinnovamento della carica”. Toni duri, durissimi quelli del professore Gaetano Bonetta: più volte Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia della d’Annunzio, candidato alle scorse regionali con una lista civica in appoggio a Luciano D’Alfonso, alla vigilia del rinnovo della massima carica ai vertici del Dipartimento universitario scrive una lunga missiva rivolgendosi ai colleghi ai quali lancia un appello che lui per primo definisce”caldo”. “Riassettiamo le nostre bussole deontologiche e le nostre coscienze di intellettuali, ricercatori e formatori al servizio di un’ istituzione pubblica – scrive Bonetta – Abbandoniamo la ricerca del consenso elettorale fine a se stesso. Isoliamo e non esaltiamo le ostilità personalistiche. Poniamo un freno all’abuso di improvvisati codici etici”. Colpisce che tra i primi ad uscire fuori dal finora appena sussurrato coro accademico sia proprio Bonetta: mancavano poco più di due settimane alle elezioni regionali di fine maggio quando il nome del professore della d’Annunzio passò in poche ore dai santini elettorali ad un fascicolo aperto dalla Procura della Repubblica di Chieti. Bonetta finisce sul registro degli indagati e con lui altri sei dello stesso Dipartimento che il professore dirige: troppi crediti troppo velocemente accumulati, date non corrispondenti e finanche la perizia calligrafica della firma dello stesso Bonetta. Tre i casi al vaglio della procura: tre laureandi tra i quali compare il nome della segretaria del dg Del Vecchio. Bonetta nega parlando di “contraffazione e pessima imitazione”, i tre laureandi si laureano, sull’inchiesta si spengono i riflettori della stampa ma, forse, non quelli della magistratura: tutto il resto è la cronaca di un’estate che passerà alla storia della d’Annunzio tra striscioni, fischi, documenti di sfiducia, protocolli al vetriolo, stipendi alleggeriti, sindacati nazionali sul piede di guerra. Bonetta scrive di voler “prendere le distanze dallo stato di declino dipartimentale costretto a vivere” aggiungendo una più alta riflessione su quella che definisce “la progressiva perdita della già debole vocazione unitaria delle due anime, chietina e pescarese”. Come non immaginare l’espressione che in molti avranno fatto leggendo un passaggio in particolare della accorata missiva, quello in cui Bonetta denuncia ” la delineazione di un’immagine poco edificante per il Dipartimento che appare come un luogo di mercimonio di cariche istituzionali”. Cosa ne avranno pensato Dg e Magnifico? Quest’ultimo davvero tacerà ancora? Forse Bonetta ha voluto levarsi più di un sassolino dalle scarpe, di certo i sindacati attendono ancora la convocazione di un tavolo per la vicenda Ima: in verità l’ultimo documento congiunto del 5 settembre scorso, a firma delle segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil, aveva dettato anche un ultimatum scaduto il quale la lotta si annunciava dura e senza esclusione di colpi. Il tempo dei sindacati è scaduto ieri, domani scatta il nuovo mese senza Ima in busta paga e se a giorni dovrebbero entrare in funzione i grandi occhi spioni installati persino all’ingresso dei bagni, la sensazione è che alla d’Annunzio ne stanno accadendo davvero troppe.

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