Vertenza Edimo, per il salvataggio spunta l’ipotesi dell’affitto di un ramo d’azienda

EdimoLa prima urgenza è salvare i 112 lavoratori. Poi pensare al futuro della Edimo spa, l’azienda dell’omonimo gruppo edile dichiarata fallita lo scorso 19 febbraio per un debito di 40mila euro. I dipendenti sono senza stipendio in realtà da quasi un anno, e per loro _ nonostante l’arrivo del curatore fallimentare Luigi Labonìa _ ancora non si trova una soluzione. Per ora, niente ammortizzatori sociali. Grande confusione è emersa ieri dall’incontro in Regione tra sindacati, vicepresidente regionale Giovanni Lolli, il patron della Edimo, Carlo Taddei e il curatore fallimentare. Confusione e una non chiara strategia da seguire. La Taddei propone l’affitto di un altro ramo d’azienda a una società creata ad hoc per riassorbire 35 dei 112 lavoratori, salvando così le commesse e continuare a lavorare; ma adesso a spaventare è il futuro dell’intero gruppo. Ci sono altre società del gruppo Edimo che già hanno in corso procedure di cassa integrazione. L’operazione del fitto del ramo d’azienda servirebbe a non fermare i cantieri, a onorare i contratti che sono già stati sottoscritti e a portare avanti le tante commesse in corso del gruppo Edimo. Tra queste, il progetto dei sottoservizi e del complesso dei 200 appartamenti, uno degli appalti più grandi della ricostruzione privata in città. Un altro aspetto della crisi è il concordato chiesto dalla Taddei Spa e dalla Em 969, le altre controllate della Edimo spa.

testo di Marianna Gianforte

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