video » Abruzzo, statistiche in bianco e nero

obesita-infantileSi dice che la virtù stia nel mezzo, così per anni ci siamo cullati nell’illusione che essere al centro dell’Italia potesse servire a mitigarne i difetti. Non tanto freddo e non tanto caldo, non troppe industrie ma neanche tanta depressione e una criminalità tutto sommato nella media. C’è però almeno un settore che ci vede brillare. Stella di prima grandezza, l’Abruzzo è saldamente – e forse inspiegabilmente – al comando di una graduatoria scalata con pazienza certosina. Dalla seconda posizione del 2006, siamo balzati in testa praticamente in tutti gli anni successivi. Una bella notizia? Mica tanto, perché parliamo di obesità infantile. L’altra pingue metà del cielo, i bambini oggi troppo cicciottelli, saranno gli adulti obesi di domani. Rimpinziamo i nostri figli come il fegato delle oche francesi; ci preoccupiamo così tanto quando il pargolo mangia poco, che raramente ci accorgiamo di quanto mangi troppo. Così finisce che l’Abruzzo ha il 25,8 di bambini in sovrappeso, contro il 22% della media nazionale. Gli obesi veri e propri sono il 14,6%, contro il 10.6% della media nazionale. Poco sport, poca vita all’aria aperta e troppo cibo spazzatura, e se lo chiamano così un motivo ci sarà. Uno smacco e una vergogna per la patria del buon cibo e dei parchi nazionali. I più a rischio sono i bambini sotto i dieci anni residenti in provincia dell’Aquila, dove peraltro sono in sovrappeso 48 adulti su 100. Forse è un caso o forse no, ma è ancora dalla provincia dell’Aquila che arrivano i dati sulla presunta sciatteria femminile: le donne aquilane spenderebbero meno tempo e meno soldi per se stesse, curando meno delle altre l’aspetto fisico, il movimento, l’estetica. Certo, uno pensa a L’Aquila e subito tira somme fin troppo ovvie: l’ennesima conseguenza del sisma del 2009. Oppure i dati sono farlocchi. O magari significa solo che le aquilane la beauty farm in centro non la trovano perché non trovano più nemmeno il centro e la palestra la fanno gratis, passeggiando in montagna. Probabilmente senza bimbi cicciottelli al seguito, sempre che le statistiche funzionino ancora secondo la logica del pollo.


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