Cinquant’anni dopo, gli anni sessanta sono più vivi che mai. Convegno di studio a Chieti sulla nascita dell’identità, del mercato e della stampa musicale di quel decenino. Nell’Auditorium del Rettorato dell’Università D’Annunzio accademici ed esperti a confronto su quelli che furono i segni distintivi di un epoca: la stagione della beat generation. Gli anni della rivoluzione nei costumi giovanili, nella musica e nel modo di diffonderla e fruirla. Dario Salvatori, critico musicale e giornalista Rai, di quella stagione fu artefice e protagonista. “Fu una rivoluzione inconsapevole” racconta Salvatori. “Si facevano cose senza prevedere l’impatto che quelle cose avrebbero causato. Ciò che teneva in piedi tutto, nonostante le scarse perizie tecniche di musicisti e addetti ai lavori – continua Salvatori – era l’entusiasmo, lo spirito sognante, la voglia di una generazione di farsi spazio”.
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