PESCARA – In attesa di poter mettere le mani su Roberto Di Santo, il bombarolo di Roccamontepiano che dopo i due attentati di Villanova di Cepagatti e di Palazzo di Giustizia a Chieti, sembra essere scomparso nel nulla, gli inquirenti sembrano avere già un suo profilo preciso ed appaiono sempre più persuasi del fatto che non abbia agito da solo. Una lucida follia quella che accompagna l’operaio di Roccamontepiano. Nel suo modus operandi c’é una certa razionalità che al momento esclude l’ipotesi di un suicidio o la volontà di mettere in atto azioni più drammatiche. Di Santo aveva bisogno di visibilità, di manifestare al mondo, quel mondo che sembrava non prestargli attenzione, malgrado gli appelli dal suo Blog, le lettere ad Obama e al presidente Napolitano, il proprio disagio rispetto a delle ingiustizie di cui si ritiene vittima: i contrasti con gli inquilini del piano di sopra dell’appartamento della sorella che stava ristrutturando nel villino di Cepagatti, che non gli permettevano di lavorare tranquillamente; il suo personale disappunto per una sentenza a suo sfavore del Tribunale di Chieti. Se la mia voce resta inascoltata, allora mi faccio sentire con le bombe – avrà pensato Di Santo che nel suo video messaggio dice anche che nel giro di dieci giorni si consegnerà alle Forze dell’Ordine. Questo dovrebbe, in teoria, avvenire giovedì prossimo, ma i carabinieri non escludono di poterlo rintracciare prima, così come non escludono e nemmeno smentiscono l’ipotesi che Roberto Di Santo abbia un complice. Al di là dell’ombra che s’intravvede nel video, ma che potrebbe essere la sua, vengono tenute in considerazione alcune testimonianze secondo le quali Di Santo si sarebbe allontanato con il suo camper seguito dalla Toyota poi data alle fiamme davanti al portone del palazzo di Giustizia in Piazza S.Giustino a Chieti. Una volta incendiata l’auto si sarebbe dileguato a piedi o c’era qualcuno ad attenderlo? Considerando il fatto che nel giro di pochi minuti erano già sul posto squadre di Vigili del Fuoco e gli uomini della Digos, sembra francamente improbabile che possa aver fatto perdere le sue tracce così facilmente. Non trova conferme, intanto, l’indiscrezione secondo la quale il suo telefonino sia stato localizzato nella zona di Chieti Scalo, mentre sono numerose le segnalazioni riguardanti presunti avvistamenti di un camper con il tettuccio verde, ma nessuna di queste ha trovato riscontro.
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