Un abile trasformista. E’ questo uno dei tanti risvolti della personalità di Roberto Di Santo. Non soltanto capace di tenere sotto scacco per giorni le forze dell’ordine che lo cercano in un territorio nemmeno poi tanto esteso, ma anche capace di trovarsi una mossa in anticipo davanti a loro. Lo schema è sempre lo stesso: creare un diversivo. E’ avvenuto con l’auto data alle fiamme sulla prima scena del crimine, mentre ieri ha sorpreso anche noi: è arrivato con il secondo DVD mentre intervistavamo la sorella, che evidentemente seguiva. E lo faceva in bicicletta, avendo cambiato i connotati. Tagliata la barba e il pizzo, persino l’attaccatura dei capelli e indossando un più elegante cappotto nero. Dopo aver depositato il DVD se ne è andato beffardamente segnalando con le mani il numero 3, la sua terza apparizione. A cui ne è seguita immediatamente una quarta: sempre una mossa avanti e in tutt’altra parte della città, in un posto che nel giro di mezz’ora non avrebbe mai potuto raggiungere in bicicletta. A questo proposito c’è da considerare un altro elemento: l’abilità trasformistica di Di Santo non è solo legata ai connotati fisici, ma anche alle sue riconosciute doti di artigiano. In questi giorni tutti cercano il camper con il tettuccio verde con la targa AL. Ma non va dimenticato che Di Santo, avendo pianificato tutto già da tempo, ha tutte le abilità per ridipingere e persino trasformare alcune parti della carrozzeria, e che comunque si sia potuto anticipatamente procurare un altro mezzo sul quale spostarsi per la città. Anche gli ultimi video consegnatici sembrano girati all’interno del camper, la principale ma forse non l’unica tana del latitante.

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L’APPELLO DELLA SORELLA