video » Forest Oil: domani la discussione al Via

forest oil BombaBOMBA – C’è stato un tempo, quello dello sbarco in Normandia, in cui si guardava all’America come alla salvezza. C’era la guerra e c’era l’occupazione nazista; gli Americani portarono la libertà dai regimi dittatoriali e la storia ancor oggi li ringrazia per quell’eroico sbarco che restituì speranza all’Europa. Cambiano i tempi e cambiano i luoghi. Ventesimo secolo: ancora uno sbarco, ancora una riva, ma questa volta si tratta di un lago e le coste della Manica dall’Abruzzo distano più di 1700 Km. Corsi e ricorsi storici, si direbbe, se non fosse che di quest’improbabile e moderno sbarco in una Normandia abruzzese di eroico ci sarebbe davvero poco.
Protagonista di questa vicenda, la Forest Oil, una delle maggiori società statunitensi, impegnata nell’esplorazione e nella produzione di idrocarburi, approdata anche in Abruzzo con l’obiettivo di realizzare un impianto di estrazione e trattamento del gas nel comune teatino di Bomba, a ridosso dell’omonimo lago artificiale. Cinque pozzi per l’estrazione del gas, più un inceneritore di 45 metri di altezza dovrebbero costituire l’impianto estrattivo denominato Colle Santo che in 14 anni di attività dovrebbe produrre circa 1,7 mld di m3 di gas, pari al fabbisogno annuale di energia della sola regione Abruzzo, garantendo 20 posti di lavoro interni all’impianto più quelli del relativo indotto, a fronte di ineluttabili emissioni atmosferiche che contaminerebbero il territorio, danneggiando inevitabilmente il comparto gastronomico e turistico, vera risorsa economica del territorio. E’ anche per questo che a Bomba il progetto di Colle Santo proprio non va giù ed è anche per questo che domani all’Aquila il comitato regionale per la valutazione d’impatto ambientale discuterà delle apposite compensazioni ambientali per la realizzazione di un progetto che, Forest a parte, piace a ben pochi.
Non piace soprattutto ai sindaci e alle popolazioni della vallata che non sono disposti a barattare la salute con pochi spiccioli derivanti dalle royalties; non piace agli ambientalisti che sostengono la causa della tutela del territorio – l’impianto dovrebbe sorgere a ridosso di un sito di interesse comunitario –, sollevando il problema del dissesto idrogeologico e della subsidenza, cioè l’abbassamento del terreno al di sotto del lago a seguito dello svuotamento del giacimento di gas sottostante il bacino lacustre, che potrebbe portare alla rottura della diga, mettendo a rischio l’intera Val di Sangro; e non piace soprattutto al comitato per la gestione partecipata del territorio, capitanato da Massimo Colonna, da anni ormai impegnato in questa battaglia a difesa del proprio territorio, che domani sarà pronto ancora una volta a ricordare alla Regione e all’americana Forest che non c’è compensazione che tenga: la salute vale più di un pugno di dollari.


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