PESCARA – Prima udienza del 2013 al tribunale di Pescara per il processo Housework sulle presunte tangenti al Comune di Pescara e che vede tra i principali imputati l’ex sindaco Luciano D’Alfonso. Questa mattina altre arringhe della difesa in vista della sentenza prevista per il 28 gennaio. Tra queste a calamitare l’attenzione, in particolare, le arringhe degli avvocati Augusto La Morgia e soprattutto Franco Coppi, illustre penalista, a sostegno della tesi di non colpevolezza per Alfonso e Carlo Toto. I due accusati dal Pm Gennaro Varone di corruzione e turbativa d’asta sono stati chiamati in causa in relazione alla famosa gara d’appalto per la riqualificazione delle aree di risulta. Tesi dell’accusa é che i due sarebbero stati favoriti dall’amministrazione comunale che avrebbe adeguato la gara d’appalto ai requisiti dei Toto, in cambio dei tanti favori che gli imprenditori di Lettomanoppello avrebbero fatto nei confronti di D’Alfonso. In realtà – ha sottolineato La Morgia – Toto non avrebbe mai tratto benefici da questa gara, anche e soprattutto in riferimento alla seconda convocazione, dopo che la prima gara era andata deserta. Nello specifico, addirittura, erano maggiori i benefici per il comune che pure aveva modificato i criteri inserendo l’accesso alla gestione dei parcheggi rendendo la gara più appetibile. Toto, nella sua offerta, garantiva maggiori introiti al Comune con un canone in eccesso per la pubblica amministrazione, riducendo di un anno il periodo di concessione, bloccando per tre anni l’indicizzazione Istat ridotta al 2% e prevedendo una manutenzione gratuita del parco previsto nel progetto per tre anni, quando il bando ne prevedeva soltanto uno. Che non ci fu favoritismo per i Toto, ha sostenuto ancora La Morgia, lo testimonia anche il fatto che nessuna impresa fece ricorso al Tar dopo l’aggiudicazione del bando, aggiudicazione, per altro, che fece arrabbiare Toto che a quella gara non voleva nemmeno partecipare, ma che si convinse a farlo solo per senso civico ed amicizia nei confronti di D’Alfonso. Sulla stessa linea d’onda l’arringa del Prof. Coppi che partendo dal bene protetto (la regolarità della gara d’appalto) ha evidenziato che non esiste un solo elemento che faccia pensare al contrario e che non é configurabile il reato di corruzione in merito alla prima gara perchè andata deserta e che per la seconda gara Toto é stato perfino costretto ad acquisire requisiti che non aveva. C’é poi l’aspetto riguardante i famosi regali di Toto a D’Alfonso, voli gratis in anni antecedenti ai fatti e comunque non perseguibili perche la normativa che punisce ogni forma di regalia ad un pubblico ufficiale, ovvero la modifica all’articolo 318, é del novembre scorso.
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