video » Inchiesta sanità – I veri “poteri forti” e un deputato da “massacrare”

chiodi baraldi-300x201Dalle pieghe dell’inchiesta per violenza privata falso e abuso, relativa alle negoziazioni con le case di cura del 2010, e chiusa dai PM di Pescara Di Florio e Bellelli proprio in questi giorni, emerge lo spaccato di assidui (e poco istituzionali) contatti tra i vertici del governo Berlusconi dell’epoca e il triumvirato che in quegli anni esercitava il potere assoluto sulla sanità abruzzese: gli indagati Chiodi-Venturoni e Baraldi.

Il quotidiano “Il Messaggero” oggi in edicola ricostruisce con dovizia di particolari il contenuto illuminante di una serie di intercettazioni intercorse, in particolare, tra l’ex sub-commissaria Giovanna Baraldi e l’allora ministro della salute Ferruccio Fazio, e il cui filo conduttore appare quello di una strategia per proiettare sulla sanità abruzzese quella che il caporedattore abruzzese del quotidiano romano Andrea Taffi nel suo articolo di commento descrive come “l’ombra” di Sansavini, l’imprenditore del nord prima entrato e poi uscito dall’inchiesta, e allo stesso tempo ex datore di lavoro della stessa Baraldi.

Ed e’ proprio la ex sub-commissaria la più attiva –alla luce delle intercettazioni- nella strategia tesa a favorire i nuovi equilibri in Abruzzo (in modo illegale secondo i PM) a scapito delle imprese sanitarie private già attive sul territorio, per favorire nuovi equilibri sponsorizzati dal centrodestra anche a Roma. Sul suo cammino uno degli ostacoli è rappresentato dall’attività ispettiva parlamentare del deputato finiano Daniele Toto. La Baraldi manda un SMS al ministro Fazio e gli dice “Professore, basta che lei prima massacri Toto, perché non ne posso più”. Richiesta più volte reiterata anche a nome di Chiodi. Quest’ultimo a sua volta la rassicura riferendo di essersi rivolto a Verdini, Quagliariello e Lupi, i quali gli avrebbero assicurato un loro intervento su Toto.

Nel marzo del 2010, inoltre, l’allora senatore del PD Giovanni Legnini presentava una interrogazione al ministro Fazio, descrivendo il conflitto di interesse della Baraldi, già collaboratrice e direttrice di strutture riconducibili a Sansavini, e facendo riferimento alle notizie di stampa riguardanti l’interessamento del gruppo romagnolo alla sanità abruzzese ed in particolare alla fallita Villa Pini. (TESTO INTEGRALE, CLICCA QUI)

Questo è lo scenario nel quale, nella primavera del 2010, partiva la richiesta (per la Procura di Pescara la minaccia) alle cliniche abruzzesi di firmare i contratti-capestro “prendere o lasciare”. Se avessero lasciato -si capisce- qualcuno avrebbe più facilmente occupato il loro posto. Con il placet dei poteri romani, quelli forti davvero.


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IL COMMENTO DI D’ALFONSO


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L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.

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