video » Ludopatia: il triste primato dell’Abruzzo

slot-machineL’inganno è servito, nobilitato da quell’inglesismo, slot-machine, che in italiano si traduce in distributore automatico: cosa si distribuisca e a chi, è frutto di un’interpretazione multiforme che cambia a seconda delle prospettive. Soldi e fortuna o disperazione e debiti? Che si vinca o si perda il denominatore comune è sempre lo stesso: ludopatia, vale a dire l’incapacità di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o fare scommesse, nonostante l’individuo che ne è affetto sia consapevole che questo possa portare a gravi conseguenze con ripercussioni sulla propria vita sociale ed economica; un problema di salute pubblica, inserito persino sul sito del ministero italiano della salute e che, secondo recenti stime, è in rapida crescita tra i giovani e gli adulti.
Ludopatico, dunque, è chi cade vittima di questa folle sudditanza, nient’affatto secondaria rispetto a dipendenze come quella dalle droghe o dall’alcol.
E l’Abruzzo come se la passa? Una recente inchiesta condotta dalla rivista statunitense Wired sulla geografia delle macchinette mangiasoldi, inventate dal tedesco Charles Fey sul finire del XIX secolo,rivela che l’Abruzzo è la regione dove si gioca di più alle slot machine. Ogni Abruzzese spenderebbe in macchinette la metà di uno stipendio medio ogni anno (776 euro), pari al 5% del reddito pro-capite. Al secondo posto il vicino Molise con il 4,93% del reddito pro-capite (750 euro nei primi 10 mesi del 2012). In questo anti-podio delle anti-virtù al Molise spetta però anche un altro primato: il più alto tasso di mini-casinò per popolazione (7,3 ogni 100mila abitanti), dove le famigerate macchinette mangiasoldi sono regine indiscusse che neppure la crisi sembrerebbe in grado di spodestare.


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