Il trattamento delle infezioni croniche da virus Epatite B, virus Epatite C e da HIV rappresenta una sfida imponente e ambiziosa per la Medicina dei nostri giorni.
Tuttavia, grazie al rapidissimo evolvere della ricerca di base, dello sviluppo farmacologico e del potenziamento dei sistemi di cura l’aspettativa di vita degli infetti, specie di quelli che siano stati diagnosticati e trattati tempestivamente, è divenuta di fatto sovrapponibile a quella della popolazione generale di rifermento.
Questa è una delle significative riflessioni medico-scientifiche emerse nel corso della giornata di studi, organizzata presso l’Ospedale di Pescara, dal titolo: ” AIDS e malattie da virus dell’epatite B e C”.
Atteso nel pomeriggio l’intervento di Tonio Borg, Commissario Europeo per la Salute, nel corso della mattinata è stato Giustino Parruti a coordinare il tavolo ribadendo, anche al nostro microfono: “Nella nostra regione tutte e tre le infezioni sono molto diffuse, ma quella da virus Epatite C rappresenta una vera emergenza sanitaria: stime realistiche ci permettono di ritenere che vi siano almeno quattro infetti per ogni cento abitanti, il che equivale a dire che vi sono probabilmente 50.000 infetti tra gli abitanti dell’Abruzzo”.
La bassa tossicità e l’altissima efficacia dei nuovi farmaci, hanno spiegato gli altri relatori, promettono di poter drasticamente ridurre i giorni di malattia e le morti dovute alla cirrosi epatica, allo scompenso epatico, all’epatocarcinoma e ai linfomi correlati all’HCV, che purtroppo rappresentano una delle principali cause di malattie e morte nella nostra Regione come nel Centro-Sud-Italia.
” Poiché il numero di coloro tra gli infetti che possono essere trattati con le cure a base di Interferone non supera purtroppo il 30% e l’efficacia nei trattati non è mai andata oltre la soglia globale dell’80% – conclude Parruti – è facile comprendere quanto sia vitale la prevenzione. E’ di questi giorni, infatti, il lancio dell’iniziativa www.failtestanchetu.it grazie alla quale speriamo di riuscire a far capire che nel rispetto del più perfetto anonimato chiunque può sottoporsi ai test per l’HIV o per l’epatite C senza più vergogna o paura”.

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