video » Omicidio Rigante: “Ciarelli voleva uccidere”

ciarelliRese pubbliche le motivazioni di condanna al processo per l’omicidio di Domenico Rigante, il tifoso del Pescara freddato da un colpo di pistola al fianco nel maggio di due anni fa. Il Gup del tribunale Gianluca Sarandrea ha così illustrato le ragioni della pena a 30 anni di reclusione per Massimo Ciarelli: “Particolare significativo é il fatto che Massimo Ciarelli, vero e proprio organizzatore della spedizione, fosse armato di una pistola, denotando dunque in modo evidente che le intenzioni non si limitavano ad un semplice pestaggio, avendo in animo di realizzare un evento di ben più ampia rilevanza e portata”. Il giudice ritiene, inoltre che “la pistola sia stata usata volutamente dall’imputato per colpire Rigante e non certamente per intimidirlo o per ragioni di difesa – e che – le modalità dell’aggressione portata ai danni di Domenico Rigante all’interno della cucina denotano la piena coscienza e volontà dell’imputato di realizzare, quantomeno in termini alternativi, il decesso di quest’ultimo.” La difesa dell’imputato aveva inutilmente insistito in fase dibattimentale sul fatto che quello di Ciarelli e di coloro che collaborarono con lui all’agguato, voleva essere solo un atto dimostrativo reagendo ad una precedente aggressione che avrebbe lui stesso subito dai fratelli Rigante, la sera prima a Pescara Vecchia, episodio, però, che Ciarelli aveva deciso di non denunciare.


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