video » Operazione “Il Vate”: De Fanis e la sua segretaria non parlano

de fanis copiaPuntuale alle 9.00, questa mattina, fa il suo ingresso all’aula 8 del tribunale di Pescara l’ex assessore regionale alla Cultura Luigi De Fanis, convocato dal Gip Maria Carla Sacco per gli interrogatori di garanzia relativi all’inchiesta “Il Vate”, su presunte tangenti e non solo nell’attività legata alla promozione culturale della Regione, le ipotesi di reato sono di truffa, truffa aggravata, concussione e peculato. Accompagnato dagli avvocati Domenico Frattura e Massimo Cirulli, De Fanis é stato però pochi minuti, giusto il tempo per comunicare al Gip, in presenza anche del Pm Giuseppe Bellelli, che si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. Alla sua uscita, avvicinato dai cronisti presenti, si é limitato a dire: “Sono sereno e sicuro che tutto si risolverà”; il suo legale Massimo Cirulli ha anche annunciato di aver presentato istanza di scarcerazione dai domiciliari: “Avendo già presentato le dimissioni – precisa Cirulli – non esistono più le condizioni di una misura restrittiva nel confronti del mio assistito.” Vera e propria fuga da taccuini e microfoni per Lucia Zingariello, la segretaria di De Fanis, anch’essa ai domiciliari, all’uscita ha preferito prendere altre strade, in ogni caso, anche lei si é avvalsa della facoltà di non rispondere. Subito dopo é stata la volta del giovane imprenditore Ermanno Falone, presidente dell’Associazione “Abruzzo Antico”, quella che secondo l’accusa avrebbe avuto funzione di collettore delle tangenti. Il suo avvocato Angela Pennetta spiega: “L’attività di Falone – ha spiegato il suo avvocato – é limitata a svolgere iniziative di promozione dell’attività politica di De Fanis, nessun giro anomalo di contributi dalla Regione e tanto emergerà da una più attenta analisi delle carte.” Particolarmente lungo l’interrogatorio per Rosa Giammarco, la dirigente dell’agenzia per la promozione culturale, anch’ella, come Falone, agli obbighi di dimora. Oltre un’ora dentro l’aula 8 per spiegare nel dettaglio come funzionava il meccanismo e per dimostrare la sua assoluta estraneità, molto eloquace davanti al giudice, bocca cucita, invece, davanti alle telecamere. Massima riservatezza anche da parte del Pm Bellelli, vista anche la complessità di un’inchiesta che parte da lontano, ma che guarda anche al futuro. Le attenzioni sull’attività dell’Ufficio Cultura, infatti, risalgono ai tempi dell’inchiesta Ecosfera, quando gli uomini della Squadra Mobile di Pescara indagarono sull’erogazione anomala di contributi, e guardando al futuro, in relazione all’ipotesi di reato di peculato, una più complessa inchiesta, come tante se ne stanno conducendo su tutto il territorio nazionale, sull’uso di denaro pubblico da parte di consiglieri ed assessori.


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