Li chiamano i cinghiali del mare. Sono i tonni che vengono mal digeriti dai pescatori delle lampare dell’Adriatico. Ad Ortona una ventina sono le lampare, le imbarcazioni che pescano alici, sardine ed altro pesce simile attirandolo grazie a lampade particolari. Pesce che però scarseggia sempre di più, una dimunizione dall’anno scorso del 60% perché i tonni, sempre più presenti in queste acque, sono ghiotti di alici e in più si incagliano nelle reti, distruggendole e i pescatori se li ritrovano a bordo pure se la pesca del tonno è vietata. Non è consentita, infatti, a queste imbarcazioni ma è regolamentata e soltanto a poche barche, in particolare dal Tirreno, in determinati periodi dell’anno. Una vera e propria piaga per i marittimi che chiedono provvedimenti al Governo ed alla Comunità Europea per una situazione diventata insostenibile. Stamani hanno manifestato sulla banchina del porto, pescatori non solo abruzzesi ma anche pugliesi, marchigiani. Il pescato è sempre più povero, le reti si rompono con danni ingenti ed i tonni pescati non possono essere commercializzatii ma consegnati alla Capitaneria di Porto che, sovente, impone anche multe e stila verbali perché, ribadiamolo, la pesca del tonno è vietata. Dunque oltra al danno, la beffa. “Se non ci daranno certezze, noi non possiamo più uscire in mare. A danno di decine e decine di famiglie e dell’indotto, visto che anche i grossisti di pesce non riescono a sbarcare il lunario e sono stato costretti a licenziare propri dipendenti” dicono i marittimi a gran voce. Sono espaserati per quest’altra storia di mare che sembra non trovare soluzione e si aggiunge alla vicende ormai note del dragaggio a Pescara, degli attentati alle vongolare di Giulianova. In secca i pescatori dunque, nell’attesa che qualcuno sbrogli più che la matassa, la rete.

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