video » Pescara: il racconto dei profughi, in viaggio verso il nulla

barcone immigrati sbarchiAbdullah, Matar, Bahara, con loro altri ottanta nomi, volti, storie. Cercano di darsi da fare come possono, alla Cittadella della Caritas di Pescara, dove sono ospitati, in attesa del riconoscimento di asilo politico. Hanno lasciato l’Africa con un’unica certezza: le condizioni estreme in cui vivevano nei loro paesi, tra guerre, carestie, dittature, povertà. Per il resto, in viaggio verso l’ignoto, qualcuno non sapendo nemmeno che avrebbe attraversato un mare, dalla Libia fin qui, ma soltanto un fiume. “Molti di loro hanno una immagine sbagliata dell’Italia come fosse il paese della felicità, poi si rendono conto, una volta arrivati qui, che le cose sono diverse da quelle che immaginavano”, ci dice Mustafa, mediatore culturale, che ogni giorno raccoglie i racconti e le storie di queste persone. “La maggior parte non rifarebbe il viaggio, ma una volta arrivati in Libia, si rendono conto che è più semplice rischiare sui barconi per raggiungere l’Italia che tornare indietro nei loro Paesi”. Matar ha 18 anni, ne aveva 17 quando, l’anno scoro, è arrivato in Italia, a bordo di un barcone, derubato di tutto dagli stessi scafisti. Ha visto morire annegati i suoi amici in quello che avrebbe dovuto essere il viaggio della speranza. Ringraziano gli Italiani, ci sono quelli che vorrebbero restare in Italia, ma la maggior parte vorrebbe andare in Francia o in Inghilterra, perché parlano lFrancese o Inglese, pronti a fare qualsiasi lavoro, anche il più duro. Ma qual è la convivenza, qui, alla Mensa della Caritas, con gli Italiani che quotidianamente aspettano il loro numero per un pasto caldo, un po’di affetto e, non pochi, un tetto sotto cui stare? Erminio Di Filippo, responsabile della Cittadella dell’Accoglienza, che con gli altri operatori e volontari, porta avanti la missione di aiutare le persone in difficoltà, ci risponde che se alcuni condividono con i migranti pasto e compagnia, altri, invece, sono più restii, pensando alle loro condizioni di Italiani non considerati appieno dallo Stato che li dovrebbe rappresentare. Si lavora, qui alla Cittadella che ospita 84 giovani africani, mentre il centro di via Stradonetto, dà un tetto a 15 donne con bambini piccoli, africani anche loro. “Si rischia l’emergenza – dice Erminio Di Filippo – perché la permanenza di questi profughi qui dovrebbe essere temporanea, invece passano mesi prima che possano avere il riconoscimento di Asilo politico e quindi lasciare la struttura”. Un effetto domino: il Governo che chiede alle Prefetture di trovare posti, le Prefetture che si rivolgono ai comuni e ai centri di accoglienza, che sono costretti a fronteggiare situazioni complesse. In attesa che l’Europa si svegli.


{avsplayer videoid=14948}

Sii il primo a commentare su "video » Pescara: il racconto dei profughi, in viaggio verso il nulla"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato


*