video » Pescara: lungo il fiume dell’indifferenza, una vita da bestie

accampamento barboniCome tetto, ciò che resta della vecchia draga cittadina. Come doccia, il fiume. A Pescara c’è un’oasi di emarginazione e degrado lungo le rive del corso d’acqua, a due passi da strade trafficate, da palazzi ristrutturati e negozi invitanti. Via Valle Roveto, dove un tempo era in funzione la draga, ora c’è un fiume di indifferenza attorno ad esseri umani che vivono come bestie. Dormono all’aperto, tra ruggine, rifiuti e le siringhe dei tossicodipendenti. Un materasso, un fornello malconcio, qualche rimasuglio di cibo, una chitarra scordata, una foto gelosamente conservata di Papa Wojtyla. A raccontarci di questa vita, che poi vita non è, Marco, polacco, in Italia da 18 anni. Prima faceva il carpentiere, poi un incidente al suo datore di lavoro, da lì, la strada, anzi, il fiume. Dividono tutto, in questa famiglia acquisita di Polacchi e Tedeschi. Campano per lo più di elemosina, con l’aiuto della Caritas, chiedono coperte e ci invitano a sorridere sempre ed a dire ai nostri corregionali e connazionali che se crisi c’è, allora è bene non sprecare il cibo, non buttare ciò che può essere recuperato. Una grande lezione di forza, da parte di queste persone che si trovano a dover affrontare il rigore dell’inverno in questi accampamenti di fortuna, piuttosto di sfortuna, una vita andata a male che però sperano ancora di poter recuperare. Lo sgombero dell’ex Cofa non ha risolto la situazione. La problematica si è solo spostata, poco più in là. Una problematica, sì, non astratta ma fatta di esseri umani.


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