Festa grande per i mille tifosi aquilani arrivati a Piano d’Accio. Da segnalare, sia prima della partita che dopo, molta tensione sugli spalti e fuori dallo stadio. Il presidente rossoblù Chiodi e alcuni dirigenti sono stati costretti a traslocare dalla tribuna al settore ospiti. Alcuni aquilani, invece, hanno denunciato il fatto che al termine della gara le auto sono state colpite con sputi e oggetti. La partita: L’AQUILA, non una prestazione da tramandare ai posteri, ma un successo dal valore inestimabile. TERAMO, bello a vedersi, punito oltre i suoi reali demeriti, ma privi di un finalizzatore. Ed è ciò che fa la differenza. OLCESE sbaglia, INFANTINO no. Chiara la stategia del TERAMO come pure la sua idea di gioco che si fonda su una partecipazione corale: contro una squadra molto chiusa che si affida al contropiede, l’unica soluzione è muovere velocemente la palla e alzare il ritmo delle giocate. Quando il piano tattico riesce, i biancorossi procurano insidie all’undici rossoblu, ma il problema è quello di sempre, il gol, acuito dalla pesante assenza di BUCCHI. L’AQUILA ipoteca, così, la promozione. La squadra di Giovanni PAGLIARI, può anche permettersi di perdere di misura al “FATTORI” seppure dopo i tempi supplementari. Non sono previsti i calci di rigore. A questo punto, al TERAMO, condannato a vincere con due gol di scarto, serve il miracolo.

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