video » Ud’A- A Lingue esami tra topi e disagi

terremoto laquila fiaccolata

logo udaPrendete dieci, quindici persone (docenti universitari, esperti linguistici) e fatele “accomodare”, anche tutte insieme contemporaneamente, in una stanza-corridoio piena di scatoloni da trasloco dove computer e scrivanie sono state allestite a mo’ di call center, dove non c’è spazio nemmeno per muoversi e sgranchire le gambe, dove i pochi tavoli sono letteralmente contesi anche semplicemente per poter scrivere verbali d’esame e appunti, dove finestroni-porte sono l’unica fonte di luce e aria. Bene, anzi male: questo è quanto abbiamo filmato questa mattina alla d’Annunzio di Pescara, precisamente al piano terra del Palazzo Micara dove sono stati traslocati, da qualche giorno, i 20 esperti linguistici ( Cel)  in servizio presso la Facoltà di Lingue e relativi amministrativi di Dipartimento, il tutto in seguito al crollo del controsoffitto su schiena e capo di una docente di lingua tedesca. “Questa sistemazione è il massimo che Rettore e Dg sono stati in grado di concepire” – polemizzano questa mattina i sette Cel che in contemporanea, intorno alle 10, abbiamo filmato mentre tentavano di correggere gli esami degli studenti, spazientiti e in attesa fuori, ciascuno nel proprio angoletto tanto angusto quanto scomodo. “Venga più tardi quando dal soffitto scendono topi di dimensioni impressionanti – ci dice la Cel di lingua inglese Angela Williams – forse perchè richiamati dall’odore delle cose che ci portiamo per la pausa pranzo, tra un esame e l’altro, o perchè abituati a circolare liberamente in queste stanze rimaste vuote e abbandonate per anni e ora a noi destinate. Sì, topi, e badi bene non di dimensioni da campagna bensì veri e propri ratti da fognatura!”. Restiamo ad osservare questi docenti, esperti linguistici, alle prese con quella che loro stessi definiscono “una ordinaria giornata di follia e disagi”: dieci docenti che in dieci lingue diverse parlano in contemporanea, stando gomito a gomito, con studenti a dir poco disorientati e costretti a farsi ripetere due volte la stessa frase. ” Mi dica lei – conclude la Williams – se le sembra di stare in un dipartimento universitario di questa epoca o piuttosto ai tempi del Medioevo. Mi dica lei come dobbiamo sentirci a lavorare in questo stato, tra topi e polvere, senza che le persone pagate per risolvere i problemi, come Rettore e Dg, si siano degnate di riceverci, ascoltarci e rassicurarci. Una domanda per finire che faccio a lei visto che nessuno ci risponde: se questo Palazzo Micara è rimasto chiuso per anni essendoci stato detto che era inagibile, come mai ora noi siamo qui? Possiamo davvero sentirci sicuri? Cosa rischiamo oltre al senso di schifo che proviamo a scrivere tra topi e polvere?”. Dopo la valanga di domande con la quale la Williams si fa megafono della rabbia e dell’imbarazzo dei suoi colleghi, lì a dieci centimentri di distanza alle prese con esami e studenti in fila, poniamo noi una domanda a tutti: ci limitiamo a chiedere chi sono i loro interlocutori e da chi attendono indicazioni e novità per quella che non può restare l’unica e definitiva sistemazione di un gruppo di lavoro (riepilogando: parliamo di 20/25 esperti linguistici e un volume di decine e decine di studenti) all’interno di una struttura universitaria. E’ a questa mia domanda che tutte le mani, fino a quell’istante alle prese con verbali d’esame e appunti, si fermano, gli sguardi si sollevano da computer e cellulari mentre scoppia una liberatoria risata collettiva: ” Ascoltarci? A noi? Dare a poveri, sfigati esperti linguistici, quali siamo considerati, indicazioni e altre soluzioni?”. Noi salutiamo, loro riprendono esami e colloqui giocandosi a sorte scrivanie e sedie.


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