Vogliamo sapere la verità

Spett. redazione di rete8.
Lo scorso dicembre, con un dispositivo di sei righe, la Corte d’assise di Chieti ha assolto tutti i 19 imputati nel processo sulle discariche dei veleni della Montedison a Bussi.
Il disastro ambientale è stato derubricato a disastro colposo, a sua volta finito nel nulla per sopraggiunta prescrizione.

E’ stata una sentenza che ha sbalordito e amareggiato gli abruzzesi: com’è possibile che la contaminazione delle acque ci sia stata, ma che la colpa non sia di nessuno?

Forse le risposte stanno per arrivare. All’avvelenamento dell’ambiente e della salute, si sarebbe infatti aggiunto anche quello istituzionale e giuridico. Da quanto apprendiamo oggi da un’inchiesta del Fatto quotidiano, i giudici popolari coinvolti nel processo non solo non avrebbero mai letto gli atti del processo, ma sarebbero addirittura stati minacciati di finire rovinati dalla Montedison se non avessero deciso di escludere il dolo e di deliberare a favore del disastro colposo.

Il MoVimento 5 Stelle presenterà per questo una interrogazione sui nuovi elementi emersi dall’inchiesta giornalistica del Fatto Quotidiano, unendosi alle richieste di Augusto De Sanctis del Forum H20 e del sindaco di Bussi Salvatore La Gatta: subito un’ispezione, subito riaprire il processo.

E’ stato già detto che sarebbe gravissimo e inaudito se i giudici popolari fossero stati messi in condizioni di non serenità nel loro giudizio: ma se i fatti fossero confermati, altro che “condizioni di non serenità”, qui ci troveremmo di fronte a minacce di tipo mafioso, esercitate da poteri forti che rifiutano di farsi processare.

La faccenda non finisce qui, i cittadini abruzzesi meritano di sapere la verità: se il processo contro Montedison è stato davvero inquinato con metodi criminali, i responsabili dovranno pagarla molto cara.

Gianluca Castaldi

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