WWF rilancia allarme cave

cava inertiL’Abruzzo rischia di perdere 10 milioni di metri cubi del suo territorio il prossimo 21 febbraio. L’allarme è del WWF, che spiega: “Al comitato Valutazione di Impatto Ambientale convocato per quel giorno su ben 30 interventi all’ordine del giorno 21 sono progetti di cave. Il WWF, con un faticoso lavoro sul sito internet della Regione, possibile solo a chi ha maturato lunga esperienza nel settore e certamente non al semplice cittadino, ha provato a sommare le richieste dei cavatori per ogni singolo intervento. Prendendo in considerazione 20 dei 21 progetti (uno non è stato rintracciato) si arriva all’incredibile cifra di 9.835.817 metri cubi di nuovi possibili scavi in quella che a parole dovrebbe essere la regione verde d’Europa!”. La parte del leone -dice il WWF- la farebbe la provincia di Chieti con oltre 6 milioni di mc e mezzo (6.593.906, più i metri cubi di una cava a Paglieta di cui non è stato possibile risalire all’entità della richiesta), seguita dalla provincia di Pescara con 2.212.121 metri cubi, dalla provincia di L’Aquila con 607.000 mc e dalla Provincia di Teramo con 599.726 mc.
Dichiara Luciano Di Tizio, presidente del WWF Abruzzo “Il WWF non ha più aggettivi per descrivere la situazione del comparto cave nella nostra regione e delle procedure di valutazione ambientale che vengono seguite in Abruzzo. Come si fa a valutare tutti questi interventi senza avere un quadro d’insieme che ci dica quali sono i reali fabbisogni e che indichi chiaramente le soluzioni alternative che pure ci sono? Ricordiamo che l’Italia è largamente inadempiente per quanto riguarda il recupero e il riutilizzo degli inerti, con un misero 10% rispetto al 90% della Danimarca e degli altri paesi del nord Europa. L’Abruzzo doveva redigere il Piano cave dal 1983: quest’anno malediciamo 30 anni di deregulation estrattiva che ci consegna un territorio martoriato da centinaia di cave, gran parte delle quali non recuperate. E’ veramente sconfortante che il Consiglio Regionale abbia annullato la sacrosanta moratoria che aveva bloccato quest’assalto al territorio. In convegni e sedi istituzionali sentiamo da anni pomposi appelli circa i danni per la collettività derivanti dal consumo del suolo: parole vuote e ipocrite. Non ci resta che scrivere alla Commissione Europea per verificare se è possibile in un unico giorno definire il destino di così tante aree senza valutare l’effetto cumulo sia dei diversi interventi in discussione sia di questi con le cave già presenti sul territorio”.

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.

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