Non potrà tornare a scuola la bimba aquilana di tre anni esclusa dalla scuola dell’infanzia perché non vaccinata. A stabilirlo è il Tar dell’Aquila nell’ordinanza cautelare sul ricorso.
La vicenda è di quelle destinate a una lunga trafila nelle aule del tribunale, quello amministrativo in particolare, al quale i genitori – che si dicono favorevoli ai vaccini – hanno fatto ricorso tramite due legali (Alessia Giovannelli del foro di Roma e Ubaldo Lopardi dell’Aquila). Una storia destinata anche a far discutere, vista l’attenzione mediatica intorno al tema e per il fatto che la legge sull’obbligo dei vaccini – come spiegano gli avvocati – non tiene conto di tutta una rosa di situazioni individuali che stanno via via emergendo.
A decidere che la bimba non potrà tornare a scuola è stato il Tar dell’Aquila, che nell’ordinanza cautelare in merito al ricorso scrive:
Rilevato che la tesi dei genitori ricorrenti in ordine alla mancata risposta della Asl alla propria formale richiesta di vaccinazione risulta smentita dalla documentazione depositata in giudizio dall’Amministrazione, dalla quale risulta che la Asl convocava i genitori odierni ricorrenti a mezzo lettera raccomandata per fornire le informazioni necessarie ai vaccini, precisando, altresì, che le vaccinazioni avrebbero potuto comunque essere effettuate presso gli ambulatori.
E aggiunge:
Il diritto all’educazione del minore e il pregiudizio economico prospettato dalla madre derivante dalla ridotta capacità di svolgere la propria attività lavorativa per accudire la bambina esclusa dalla scuola, è recessivo a fronte del preminente interesse pubblico alla tutela della salute della collettività.
I genitori della bimba chiedevano nel ricorso di riammettere la piccola alla scuola dell’infanzia dopo l’esclusione decisa dalla direttrice scolastica a gennaio, ritenendo che la Asl avesse dovuto adempiere all’obbligo informativo e procedere agli accertamenti e approfondimenti sanitari sulla reale capacità della bambina di ricevere un vaccino dato che il fratellino, quando è stato vaccinato, ha sviluppato una serie di reazioni che lo hanno portato a finire spesso ricoverato negli ospedali San Salvatore dell’Aquila e Bambin Gesù di Roma.
Ora i legali della famiglia – che restano in attesa della sentenza di merito su un ricorso di 30 pagine e costruito su 9 motivazioni – si preparano a ricorrere al Consiglio di Stato. Un passo obbligato, dato che “la Asl non ha presentato nessuna diversa documentazione a seguito dell’interlocutoria disposta dal Tar, da quella già da noi prodotta” – spiega Giovannelli.
Ma le tempistiche del ricorso purtroppo non consentono alla bambina di tornare a scuola in tempi brevi.
“Quel che ci sconforta – dice l’avvocata – è che emerge sì una volontà di tutelare la salute collettiva dei bambini (nel rispetto della cosiddetta “immunità di gregge”, ndc), ma dall’altro lato bisognerebbe tutelare anche la salute individuale. La Asl avrebbe dovuto forse accertare che la bimba non facesse parte di quella tipologia di bambini che non possono ricevere i vaccini, dati i precedenti del fratellino”.
L’amministrazione avrebbe dovuto – insistono i legali – reintegrare la bimba alla scuola dell’Infanzia e intanto procedere con gli accertamenti. Ed è su questo punto che, probabilmente, sarà basato il ricorso al Consiglio di Stato.
Intanto, però, resta il disagio sotto il profilo psicologico per la bambina, costretta a cambiare abitudini da un giorno all’altro e a non frequentare l’asilo e i suoi nuovi amici.
Il servizio del Tg8