Gran Sasso, rimodulazione Sic e Zps: botta e risposta con il ministero

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Sulla proposta dell’associazione “Progetto Montagna” di rimodulare i confini delle aree Sic e delle Zps del Parco del Gran Sasso è polemica. Adesso spunta una nota del ministero dell’Ambiente, che mette in guardia.

Sulla proposta di rimodulare alcuni confini Sic e Zps del Parco nazionale del Gran Sasso spunta una nota del ministero dell’Ambiente, firmata dal dirigente Antonio Maturandi, che scrive:

“Ogni iniziativa di riperimetrazione dei siti per le motivazioni addotte dalla Giunta comunale, si configurerebbe come una manifesta violazione” delle prescrizioni della Comunità europea, che prevedono “azioni preventive atte a evitare nelle Zone a protezione speciale, il degrado degli habitat naturali”.

Una nota, quella ministeriale, sollecitata da un esposto di “Italia nostra”, che nei giorni scorsi ha segnalato al ministero la delibera di Giunta – frutto tra l’altro dello strumento della Partecipazione – con cui il Comune in sostanza s’impegna a mettere in campo ogni sforzo nei confronti dell’ente competenze – la Regione – per rivedere i confini Sic del parco nazionale (che non ha ancora delle Zps, zone di protezione speciale) , in appoggio alla petizione popolare che sulla questione ha raccolto 12mila firme. La delibera di Giunta semplicemente s’impegna, in sostanza, a sollecitare la Regione a spostare la posizione di alcuni Sic e Zps da aree già antropizzate ad altre realmente incontaminate. A spiegarlo è Luigi Faccia di “Progetto montagna”, per il quale Italia nostra avrebbe, con il suo esposto, creato confusione e fraintendimento.

Dura la replica del vicesindaco Guido Quintino Liris e del consigliere comunale Leonardo Scimia, tra i promotori dell’azione amministrativa su impulso delle petizioni di Progetto Montagna:

“Quanto affermato dall’associazione ‘Italia Nostra’ – l’affondo – ha come unico intento quello di fuorviare l’opinione pubblica e gettare ombre sull’approvazione in giunta della petizione promossa da ‘Progetto Montagna’. La segnalazione inviata al Ministero da parte dell’associazione ambientalista – hanno sottolineato – fa riferimento alle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) sebbene sul Gran Sasso queste non siano presenti: al momento, infatti, la montagna aquilana ha solo Siti di Interesse Comunitario (SIC), zone per le quali il Comune dell’Aquila, tramite Delibera di Giunta N. 374 del 20/09/2018, ha deciso di avviare l’iter affinché vengano rimodulate, in quanto ritenute inefficaci rispetto i loro obiettivi e controproducenti per lo sviluppo della Montagna”.

Liris e Scimia si sono detti

“consapevoli delle potenzialità del Gran Sasso e di ciò che serve per portarlo ai livelli che merita: al contrario del passato, vogliamo arrivare a dei risultati concreti per le popolazioni pedemontane e per la città intera. Con la rimodulazione a saldo zero non cambierà l’estensione delle zone protette ma semplicemente verrà spostata la posizione del Sic da alcune aree già antropizzate ad altre incontaminate che rispettano veramente i principi delle direttive habitat e Natura2000”.

Come al solito si fa cattiva informazione ed i delegati al rispetto della natura preferiscono fare dei gran minestroni per confondere e minacciare velatamente la popolazione, la quale si è espressa del tutto legittimamente attraverso lo strumento della partecipazione popolare,

spiega “Progetto montagna”.

“Cominciamo col dire che il Ministero dell’Ambiente dichiara una semplice e ovvia osservazione, mentre tutto il resto viene aggiunto dalle dichiarazioni del presidente di Italia Nostra dell’Aquila che forse non ha ben capito i passaggi di una petizione popolare e l’applicabilità di una norma dell’Unione Europea”.

Tre i punti princiali della discussione.

La prima è che il ministero, leggendo la segnalazione di un esponente ambientalista ma non la delibera di Giunta Comunale, cita l’art. 6 par. 2 della Direttiva Habitat in cui si prevede, per le Zone Speciali di Conservazione (ZSC), di adottare le opportune misure per evitare il degrado degli Habitat e delle Specie. Al riguardo, ricordiamo al Dirigente Ministeriale ed al solerte segnalatore che i siti di cui stiamo parlando non sono ancora stati individuati come ZSC e sono inoltre inseriti nel Piano del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga non ancora approvato dal Ministero”. La seconda. “Il Comune dell’Aquila con la Delibera di Giunta N. 374 del 20/09/2018 – Petizioni Associazione Culturale Di Promozione Della Montagna “Progetto Montagna” – Art. 7 Comma 1 Dello Statuto Del Comune Dell’Aquila E Art. 11 Comma 4 Del Regolamento Sugli Istituti Di Partecipazione – Adozione Motivata Decisione”, non fa altro che riconoscere la Petizione come strumento di Partecipazione previsto dal proprio Regolamento. Dopo aver controllato le firme e reso ammissibile il quesito ed il relativo risultato, lo inoltra semplicemente all’Ente competente, la Regione Abruzzo. Quindi non trattasi di decisione esecutiva ma di semplice presa d’atto con motivazione e comunicazione. Anche in questo caso non vediamo nessuna infrazione comunitaria all’orizzonte”. La terza. “Il pastrocchio di Italia Nostra, che nelle dichiarazioni del presidente aquilano invece di placare gli animi per giungere ad una soluzione utile sia alla natura che alla popolazione, preferisce usare l’arma del ricatto ed il solito spauracchio dell’Europa. In particolare, è completamente falsa l’eventualità che si possano perdere finanziamenti per agricoltori ed allevatori, sia perché non ne hanno beneficiato sino ad oggi, sia perché un eventuale accoglimento della nostra proposta di cui sopra, aumenterebbe considerevolmente i fondi a disposizione per le attività rurali. Come è assolutamente falso che nessuno studioso abbia sottoscritto e svolto un corposo studio scientifico, infatti tale studio esiste e dimostra quanto sosteniamo da anni. Inoltre, l’espressione ‘modo carbonaro’ utilizzato da Italia Nostra nel proprio comunicato, a noi ricorda sicuramente il metodo usato da una ‘misteriosa manina’ in occasione dell’individuazione delle zone SIC e ZPS (trasgredendo l’art. 2 par. 3 della Direttiva Habitat)”.

“Speriamo con questa nota di aver chiarito, una volta per tutte, i passaggi svolti in osservanza delle Direttive Europee già adottate da numerose Regioni Italiane e dell’Unione Europea, in merito alla rivisitazione dei siti di Natura 2000 e delle Aree Protette”, hanno aggiunto gli attivisti di Progetto Montagna; “invitiamo piuttosto Italia Nostra e le altre associazioni ambientaliste a rendersi partecipi nella creazione di nuovi servizi e posti di lavoro sulla nostra amata montagna, servizi che tutto il mondo ci sta chiedendo”.

Ricordiamo al dirigente ministeriale che si tratta di siti non ancora individuati come Zps, ma ancora Sic.

Faccia ricorda anche che esistono in Italia 5 Regioni che hanno già rimodulato alcuni confini, tra cui anche l’Abruzzo in un’area a cavallo con le Marche, denominata “La Sentina” (2011). Le altre sono Veneto, Toscana, Emilia (che ogni due anni dà seguito alla rivisitazione di confini che ritengono non più idonei ad essere un sito d’interesse comunitario) e Marche.

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