Se da un lato i sindacati e le istituzioni cantano vittoria, dall’altro lato il salvataggio in extremis dei 34 lavoratori interinali del call center ex Ecare a rischio licenziamento e trasferimento a Roma, nasconderebbe un’insidia.
Una vicenda quella dei dipendenti del call center nato all’indomani del sisma con l’ambizione di dare uno strumento occupazionale e un rilancio economico alla città in ginocchio, ancora avvolta nella nebbia, mentre anche la campagna elettorale vi entra a gamba tesa, a destra e a sinistra. La notizia ufficiale, e diramata nei giorni scorsi dai sindacati, è che è stato scongiurato il trasferimento a Roma dei 34 dipendenti del call center Olisistem Start (ex Ecare).
Dopo 4 tavoli al ministero del Lavoro, c’è l’accordo: gli operatori resteranno nella sede tra Bazzano e Monticchio. Nessuna smobilitazione – almeno per ora – del call center, nel quale lavorano in tutto 300 persone. Secondo i sindacati nazionali e territoriali e le Rsu «Ecare non cederà tutto il personale interessato alla clausola sociale, ma si farà carico di saturare le ore di lavoro con altre attività”. In sostanza, arriveranno commesse diverse da quella di Acea (relativa alla gestione del servizio idrico integrato di alcune zone del Lazio) sulle quali saranno impiegati i 34 lavoratori a rischio. Ma quali commesse? Ancora non è dato saperlo.
Una mossa che ha evitato il trasferimento degli operatori a Roma, già dal prossimo 18 febbraio. Infatti la commessa relativa ad Acea è passata alla società Call&Call e con l’applicazione della clausola sociale, l’azienda avrebbe riassorbito il personale precario, obbligandolo però a spostarsi. La clausola sociale è la norma sulla riassunzione dei lavoratori ed è finalizzata a imporre alle imprese (in questo caso quelle delle telecomunicazioni) specifici standard protettivi dei dipendenti quando c’è un cambio di commessa.
Ma nella legge non si parla di territorialità in modo esplicito, motivo per cui le società hanno buon gioco a pretendere il trasferimento del personale in base ai loro interessi. Come nel caso del call center ex Ecare. Ed è proprio sulla clausola sociale che si è sviluppato un botta e risposta tra sindacati, con la Cisal comunicazione guidata dal sindacalista Venanzio Cretarola, che fa notare come “dietro all’ottima notizia per il salvataggio dei lavoratori si nasconda un pericolo”.
Le Istituzioni e le maggiori organizzazioni sindacali – sostiene Cretarola – come al solito giungono solo all’ultimo momento a occuparsi di questi problemi. In realtà i 34 “posti di lavoro” sarebbero per Cratarola stati trasferiti a Roma in quanto nel cambio di gestore della commessa Acea la legge sulla clausola sociale è stata aggirata con un bando di gara che nessuno aveva letto e che inevitabilmente avrebbe creato questo problema. Per ECare è stato ottenuto dall’azienda il mantenimento dei 34 occupati all’Aquila su altre commesse di lavoro e a fronte, sembra, di non meglio specificati impegni delle istituzioni. Ancora una volta cioè – conclude Cretarola – la corretta applicazione della clausola sociale è stata aggirata. I problemi vanno prevenuti, attivandosi mesi e mesi prima che le vertenze esplodano.
Il servizio del Tg8