Oggi un incontro tra Confindustria e Ance, domani un vertice con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Nel frattempo piena operatività di tutti i comparti politici, imprenditoriali, sindacali e anche civici per organizzare la grande mobilitazione aquilana di lunedì 16 aprile contro la restituzione delle tasse sospese all’indomani del sisma.
Sono almeno 350 gli imprenditori del territorio aquilano che dovranno restituire entro 30 giorni, quasi 80 milioni di euro, perché – secondo la Commissione europea – avrebbero goduto di aiuti di stato illegali dopo il terremoto del 2009.
A bussare alla porta di ciascuna impresa, con l’invio (già partito da alcune settimane) di cartelle, è la commissaria straordinaria incaricata dalla presidenza del Consiglio Margherita Maria Calabrò (che è anche direttore dell’Agenzia delle entrate abruzzese). Un salasso che metterebbe in ginocchio non solo le imprese che dovranno restituire quanto sospeso con una legge dello Stato nei primi mesi del 2009, ma tutto il territorio che, a cascata, risentirebbe di un vero e proprio prosciugamento economico.
Anche la Confcommercio regionale indice il suo “No tax day” e lo stato di agitazione del terziario per lunedì 16, e parla di “burofollia di Stato”, ossia di “follia burocratica istituzionalizzata”. Intanto proprio il 6 aprile, giorno del nono anniversario del sisma, le società partecipate del Comune dell’Aquila hanno notificato il ricorso dell’ente comunale contro la decisione della Commissione.
Abbiamo depositato il ricorso sia contro la decisione finale della Commissione europea che ha sancito che le agevolazioni – spiega il sindaco Pierluigi Biondi – a seguito del sisma costituivano aiuti di stato e sia contro il decreto di nomina della commissaria che dovrà recuperare queste agevolazioni. le altre due strade sono politica e civica attraverso la manifestazione. Da un elenco approssimativo si stima che le società partecipate del Comune dovrebbero restituire circa 4 milioni di euro, con posizioni importanti per Ama e Asm. Soldi che dovrebbero essere restituiti in un’unica soluzione e maggiorati degli interessi entro 30 giorni dall’avvio delle procedure. Si tratterà non soltanto di bloccare servizi essenziali per il Comune, ma anche mettere in crisi aziende che dovrebbero licenziare, con tutto ciò che ne consegue.
Un Comune, quello dell’Aquila, che a causa del terremoto e dell’impossibilità di incassare tasse in una città fantasma e senza più residenti, ha dovuto in questi anni fare i conti con bilanci sempre in rosso, tenuto a galla – e questo è il paradosso – proprio dal contributo che lo Stato mette a disposizione dei Comuni che hanno particolari difficoltà, come anche è stato fatto per tutti i Comuni del cratere sismico.