Sull’aumento delle tasse per il deficit sanità intervengono le opposizioni: «Ecco la verità di Marsilio: l’aumento è per sempre»
Dopo la conferenza stampa con cui il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, ha comunicato la decisione della Giunta in merito all’aumento delle tasse per coprire il buco nella sanità del 2024, secondo il metodo a scaglioni di reddito introdotto dal governo nazionale, non sono mancati i commenti delle opposizioni. Eccone alcuni di seguito.
Patto per l’Abruzzo (Pd, Movimento 5 Stelle, Avs, Riformisti, Azione e la civica Abruzzo Insieme)
«Le tasse aumentano per la fascia media della popolazione con un più 1,50%, toccando il 3,23 per lavoratori e pensionati, e raggiungono il 3,33 per le fasce alte, che arriva così al massimo consentito per legge. Un disastro annunciato che si presenta peggio delle previsioni di questi ultimi giorni. L’irrisorio abbassamento dello 0,1 per i redditi minimi si conferma uno specchietto per le allodole. Probabilmente un mero tentativo della maggioranza di mettere in scena l’ennesima farsa: prendere in giro gli abruzzesi facendo passare un aumento significativo delle tasse (+ 1,60%) come addirittura una riduzione (-0,1).»Questo il commento delle forze in opposizione alla destra Pd, Movimento 5 Stelle, Avs, Riformisti, Azione e la civica Abruzzo Insieme che con Luciano D’Amico compongono il Patto per l’Abruzzo, sulla conferenza stampa tenutasi questa mattina a Palazzo Silone per presentare la manovra di aumento delle aliquote regionali Irpef.
«Aumenti che si scontrano con un pessimo servizio sanitario regionale. I cittadini Abruzzesi, quindi, nell’era di Fratelli D’Italia, Lega e Forza Italia saranno costretti a pagare due volte: la prima attraverso un aumento delle tasse; la seconda subendo sulla propria pelle i disagi di un sistema sanitario che non funziona e che non garantisce a tutti il diritto alla salute. Mobilità passiva altissima, Livelli Essenziali di Assistenza non raggiunti su prevenzione e arretrati per medicina territoriale, liste d’attesa lunghissime, pronto soccorso sovraffollati e assenza di medici di base per circa 62mila abruzzesi, e la rinuncia alle cure di 120mila cittadini. È questa la fotografia della sanità per cui chiedono di pagare di più.»
Daniele Marinelli (segretario regionale del Partito democratico) e i consiglieri regionali del Pd
Le dichiarazioni con cui Marsilio stamattina in conferenza stampa ha ammantato di propaganda il salasso fiscale che sta propinando agli abruzzesi fanno crescere l’indignazione.
Ci vuole coraggio per parlare di equità, di fronte ad un aumento delle tasse per coprire il buco di una delle sanità peggiori d’Italia. Ci vuole coraggio per parlare di redistribuzione, di fronte a una manovra che ha come effetto quello di incrementare il gettito fiscale (+44 milioni) per fare cassa.
È surreale ascoltare Marsilio che cita l’Emilia Romagna per dire che loro sono fortunati ad avere
molte città allineate sulla Via Emilia, oppure per improvvisare uno spericolato paragone con l’Abruzzo: ci diano la qualità delle cure e della sanità pubblica dell’Emilia Romagna e poi potremo
eventualmente ragionare di come e quanto i contribuenti pagano alla Regione per sostenere il
sistema sanitario. Qui abbiamo, nostro malgrado e per colpa loro che governano da oltre 6 anni, una delle sanità peggiori d’ Italia.
La confusione regna sovrana: venerdì scorso Marsilio aveva dichiarato in tv che “l’85% degli
abruzzesi pagherà meno tasse”; oggi siamo al 72% ma perfino le tabelle colorate del governatore
non possono nascondere che la diminuzione sui redditi bassi (2,33 euro al mese nella migliore delle ipotesi) sono uno specchietto per le allodole che nasconde una mazzata per i ceti medi ed è così insignificante da sembrare una provocazione, e fa il paio con quella del governo Meloni
sull’aumento di 2 euro delle pensioni minime.
Le stesse famiglie, alle prese con lunghissime liste di attesa, sono costrette a sborsare centinaia di
euro per le visite mediche dai privati. In alternativa sono costrette ad andare fuori regione (per
esempio nella già citata Emilia Romagna), nel peggiore dei casi (120.000 persone) rinunciano a
curarsi.
Altra baggianata colossale raccontata in tv dal presidente della Regione è che “le Asl chiuderanno i
bilanci con qualche migliaio di euro di avanzo”, e invece oggi scopriamo che ci sarà un passivo. La
verità è che la sanità abruzzese è un serbatoio bucato, e oggi la destra impone altre tasse senza avere uno straccio di idea su come far funzionare il sistema sanitario senza produrre altro deficit.
Quella di Marsilio è la tattica trumpiana dello “spara la balla e poi nega di averla detta”, e speriamo che le similitudini con l’inquilino della Casa Bianca si fermino qui.
Questa giunta regionale di destra ha sfasciato la sanità pubblica e adesso, nella disperazione più
totale, fa anche pagare il prezzo del proprio fallimento agli abruzzesi; abbiano la dignità di andare a casa.
Camillo D’Alessandro (presidente regionale di Italia Viva Abruzzo)
«La conferenza stampa di Marsilio è stata imbarazzante, ma emerge verità: aumento tasse per sempre, strutturato. L’implosione del sistema sanitario regionale non è convertibile, e Marsilio ha chiarito che l’aumento è strutturale, con buona pace di Forza Italia, Lega e Noi Moderati, che fanno finta di non essere d’accordo, ma votano in Giunta una sola certezza: metteranno le mani nelle tasche degli abruzzesi, non per tamponare una emergenza, ma per sempre.
Forza Italia è ridicola, il partito della rivoluzione liberale, nato dalla lotta alle tasse, in Abruzzo diventa il partito dei “più tasse per tutti”. Il punto è che il sistema sanitario è imploso, siamo ai pannoloni e alle medicine portate da casa dagli abruzzesi, siamo alla farmacia ospedaliera che non garantisce più i medicinali. Siamo ultimi in Italia per mobilità passiva. Il paradosso è che, nonostante i piani di rientro delle Asl, il modello sanitario di Marsilio, che non riesce più a garantire le prestazioni sanitarie, brucia le risorse trasferite dallo Stato, più quelle che vengono dalla nuova tassazione, ma il punto è che non basterà questo gettito quest’anno, e soprattutto i prossimi anni.
Quindi la storia degli aumenti inizia qui, non finisce qui. È immorale pretendere l’aumento delle tasse per una sanità allo sbando e, allo stesso tempo, non risolvere le cause della spirale attivata, perché sarà sempre più un pozzo senza fondo. Infine, è ridicola l’argomentazione di Marsilio sulle modalità con cui il Governo finanzia le regioni sulla sanità. Ricordo a Marsilio che Meloni, premier, è eletta in Abruzzo. Esattamente, per capire, quando lui accusa sul riparto nazionale a chi si rivolge?
Movimento 5 Stelle
«Sono riusciti nell’impresa di scrivere ‘meno tasse’ su un documento che certifica il loro fallimento politico. Mentre a Roma si scagliano contro il Manifesto di Ventotene, in Abruzzo rispolverano il vecchio adagio marxista “da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni” per giustificare l’aumento delle tasse, che a loro dire colpirà solo i più ricchi, ma non è vero. Siamo alla politica manicomio. Marsilio e la destra abruzzese, dopo anni di promesse elettorali su ‘meno tasse’, oggi certificano il loro fallimento: per coprire i buchi di bilancio che loro stessi hanno scavato con malafede e incompetenza, adesso impongono nuove tasse ai cittadini. E come se non bastasse, in conferenza stampa, Marsilio ha avuto il coraggio di raccontare l’ennesima favola, dichiarando che ‘solo una parte degli abruzzesi pagherà più tasse’ e che ‘se si vuole una sanità pubblica su un territorio vasto e con pochi abitanti, qualcuno deve pagare questo servizio’.»
Così in una nota, i consiglieri regionali del M5S Abruzzo Erika Alessandrini e Francesco Taglieri.
«Ma chi ha governato negli ultimi anni? Chi ha smantellato la sanità pubblica, costringendo gli abruzzesi a curarsi fuori regione e portando la mobilità passiva oltre i 100 milioni di euro? Chi ha portato l’Abruzzo al penultimo posto in Italia per servizi sanitari e prevenzione e ha permesso che una delle quattro ASL abruzzesi fosse la peggiore d’Italia su 110 per presa in carico dei pazienti? Marsilio non solo ha distrutto il sistema sanitario regionale, ma oggi ha il coraggio di dire che
gli abruzzesi devono pagare di più per rimediare ai suoi errori.
E mentre il governo Meloni racconta che sta tagliando le tasse, lui aumenta quelle regionali per tappare i buchi della sua amministrazione fallimentare. La verità è una sola: più tasse e meno servizi per gli abruzzesi. Questo è il disastro creato dalla destra negli ultimi 6 anni per il quale non c’è spazio per altro che non le dimissioni. Marsilio, nella sua infinita e quotidiana propaganda
politica, continua a raccontare l’Abruzzo come una terra paradisiaca mentre i giovani abruzzesi sono costretti a cercare fortuna altrove.»
Michele Fina (senatore Pd)
«Abbiamo assistito questa mattina alla conferenza stampa del Presidente Marsilio con un misto di indignazione e incredulità. Indignazione per il grave danno all’Abruzzo determinato da un aumento consistente delle tasse che creerà difficoltà a famiglie e imprese; incredulità per la superficialità con la quale il Presidente e i suoi consiglieri stanno certificando il loro totale fallimento politico e amministrativo. Dopo sei anni di Governo hanno portato la Regione in uno dei punti più bassi della sua storia, con duecentomilioni di euro di debiti in Sanità, il rischio del commissariamento e un aumento delle tasse fino a 100 euro al mese per i redditi superiori ai 28 mila euro lordi annui.
Appena un anno fa, durante la campagna elettorale, hanno nascosto la verità dei conti e preso in giro gli elettori parlando di modello sanitario da esportare. Oggi invece sono costretti ad ammettere il buco di bilancio dopo aver fatto una legge mancia per accontentare gli amici politici che vale 22 milioni di contributi a pioggia, circa la metà della manovra per l’aumento delle tasse.
E’ molto significativo che tutto questo accada in Abruzzo, regione nella quale è stata eletta la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Quello dell’Abruzzo è un caso nazionale, dunque, che dimostra il vero volto di questa destra: meno sanità pubblica, leggi mancia e più tasse al ceto medio, con buona pace di Lega e Forza Italia. Contro le tasse di Marsilio lanciamo una raccolta firme che, come per i tribunali, possa dare voce a migliaia di cittadine e cittadini danneggiati da questo modo di Governare la Regione e il Paese. Invitiamo tutti gli abruzzesi a firmare e dare forza a questa battaglia».
Raffaele Bonanni (presidente regionale di Azione)
«È troppo comodo continuare a chiedere nuovi sacrifici agli abruzzesi, con l’ennesimo aumento dell’IRPEF regionale per oltre 44 milioni di euro, quando non è affatto chiaro dove vadano a finire le risorse già versate dai contribuenti. Siamo in una Regione in cui si pagano tasse elevate, ma in cambio si ricevono servizi sanitari spesso inadeguati, con liste d’attesa interminabili, strutture in difficoltà e personale sottopagato. Si cominci a parlare di standard minimi di qualità, di piani seri per ridurre le liste d’attesa e di come valorizzare il personale sanitario. Solo dopo, eventualmente, si discuta di risorse», dichiara Raffaele Bonanni, Presidente regionale di Azione e già Segretario generale della CISL.
«Ci auguriamo che l’aumento dell’IRPEF non sia necessario, ma se anche lo fosse, prima ancora di parlarne, la Giunta regionale dovrebbe mettere mano agli sprechi e avviare un confronto trasparente con i cittadini. È incredibile che si prendano decisioni così impattanti senza che i Comuni e le comunità locali sappiano cosa si sta decidendo e perché. Serve un cambio di metodo: si cominci a discutere pubblicamente nei territori dei programmi sanitari, delle priorità e delle scelte, altrimenti ogni euro chiesto in più rischia di diventare l’ennesimo spreco.
Serve un’inchiesta seria sugli sprechi, su come vengono gestite le risorse e su quali siano i margini per recuperarli prima di chiedere nuovi soldi agli abruzzesi. I fondi pubblici non possono essere gestiti nell’ombra: i soldi che si danno senza discuterne con i cittadini e senza fare chiarezza sono essi stessi uno spreco. È arrivato il momento di squarciare il velo di silenzio che copre troppe decisioni prese nel chiuso degli uffici regionali, ma che pagano sempre e solo i cittadini», conclude Bonanni.