Svolta nelle indagini per l’assalto al portavalori su A14 dello scorso 7 luglio. 12 gli iscritti sul registro degli indagati tra Pescara e Foggia, come scrive questa mattina il quotidiano “Il Centro”.
Era il 7 luglio del 2023, quando il portavalori della società Aquila di Ortona, fu attaccato da una banda ben organizzata creando terrore lungo l’autostrada A/14. Sono 12 gli indagati tra Pescara e Foggia. La notizia è stata riportata dal quotidiano Il Centro nell’articolo di Maurizio Cirillo
“Panico fra gli automobilisti e soprattutto per i due uomini – scrive Cirillo – dentro il furgone contro il quale vennero sparati più di trenta colpi di kalashnikov. Sotto accusa, da parte dei magistrati Anna Benigni e Andrea Papalia che seguono l’inchiesta, sono finiti due abruzzesi e dieci pugliesi che materialmente avrebbero partecipato alla rapina andata poi a vuoto per il tempestivo arrivo della polizia stradale che costrinse la banda a fuggire quando erano ormai riusciti ad aprire un varco nel furgone per portare via i circa 300mila euro che vi erano custoditi.”
La Procura di Pescara, grazie alle indagini della squadra mobile del dirigente Gianluca Di Frischia, nei giorni scorsi ha organizzato perquisizioni a tappeto in tutti i luoghi nella disponibilità degli indagati: a Pescara e a Foggia, anche attraverso la squadra mobile locale che sin dall’inizio sta collaborando con i colleghi di Pescara. Grazie a preziose testimonianze, gli inquirenti sono arrivati alla individuazione dei due che risiedono a Montesilvano (uno, proprietario dell’immobile, 58 anni originario di Città Sant’Angelo, e l’altro, inquilino di 60 anni, nato nel Teramano). Tutto questo anche grazie a una serie di telecamere.
“I magistrati hanno anche ricostruito – scrive sempre Cirillo sul Centro – tutte le fasi dell’assalto: da quando le due auto rubate (a Foggia) utilizzate dai malviventi costrinsero degli automobilisti ad ostruire le con le proprie auto, fino a quando i banditi, a bordo delle auto rubate, affiancarono prima il blindato sparando raffiche di mitra e poi lo bloccarono, superando la resistenza delle due guardie che vi erano dentro, costrette poi ad uscire per non restare soffocate dopo che i banditi avevano infilato la manichetta di un estintore nell’abitacolo dopo aver praticato un’apertura con una mototroncatrice. Quando erano a un passo dal portare a termine il colpo, i banditi dovettero però desistere (limitandosi a prelevare le armi delle guardie giurate e i loro giubbotti antiproiettile) perché la polizia era ormai sul posto. Il furgone bianco usato per la fuga (dopo aver dato alle fiamme le due berline rubate) venne riconosciuto da un agricoltore che stava lavorando i campi lungo la strada della fuga e permise agli inquirenti di arrivare fino all’abitazione dei presunti fiancheggiatori. Qui, stando alle indagini, parte del gruppo di banditi avrebbe passato la notte prima del colpo: sarebbero arrivati con i vari mezzi e sarebbero ripartiti la mattina presto per andare a compiere l’assalto. Le accuse della Procura vanno dalla rapina fino al tentato omicidio.”