Artigianato in crisi in Abruzzo: nel 2017 seicento unità in meno rispetto al 2016 e dal 2012 perse 5 mila micro imprese. La Cna lancia l’allarme, ma dalla Regione il silenzio.
In Abruzzo si registrano seicento imprese artigiane in meno nel 2017. Non conosce soluzione di continuità la crisi che attanaglia la micro impresa abruzzese, che per il settimo anno consecutivo chiude i battenti con un risultato negativo. Lo conferma lo studio messo a punto da Aldo Ronci per la Cna Abruzzo (fonte: www.movimprese.it) e presentato questa mattina a Pescara, nella sede regionale della confederazione artigiana, alla presenza del presidente e del direttore regionale della Cna, Savino Saraceni e Graziano Di Costanzo.
“La caduta, pur con andamenti differenti”, illustra Ronci, “si è registrata tra 2017 e 2016 in tutte e quattro le province abruzzesi. Più marcata a Chieti (con 221 unità in meno), leggermente meno negli altri territori, ma pur sempre con il segno “meno” davanti al valore assoluto: 160 all’Aquila; 138 a Pescara; 81 a Teramo. Così a fine dicembre, le imprese artigiane attive sono diventate poco più di 30 mila, cioè circa 5 mila in meno del 2012. Insomma, un’autentica moria, tradotta in una percentuale di decremento a due cifre (-12,77%) che rappresenta quasi il doppio della media nazionale, ferma al 7,73% nello stesso arco di tempo”.
La crisi della micro impresa abruzzese non conosce, se non con rare eccezioni, zone franche: prova ne sia la caduta inarrestabile del settore delle costruzioni (con L’Aquila e Chieti sotto rispettivamente di 117 e 100 imprese), la crisi del manifatturiero (-56 nel Chietino), la flessione dei trasporti nel Pescarese (-36). Un quadro a tinte fosche dove brillano – si fa per dire – i risultati conseguiti da pulizie e giardinaggio a Pescara (+17), i servizi alla persona all’Aquila (+11) e Teramo (+10).
A far da parziale contraltare alla crisi dei piccoli, che si conferma in tutta la sua portata, fino ad assumere carattere strutturale, ci pensa l’andamento dell’impresa “in generale”. Ebbene, la variazione fatta registrare a dicembre dell’anno passato è di segno positivo: +563 unità, frutto della differenza tra le 8.144 nuove iscrizioni e le 7.581 cancellazioni. Ma non ditelo a un artigiano.
“E’ da sei anni che il nostro settore subisce una caduta”, ha osservato Saraceni, “facendo perdere all’Abruzzo un grande patrimonio di esperienze e conoscenze imprenditoriali, che si traduce in un dramma sociale per famiglie costrette a reinventarsi un futuro. Non cerchiamo colpevoli per questo stato di cose, ma è anche vero che la Regione si mostra sorda alle nostre ragionevoli richieste, fatte di misure che avrebbero potuto dare sostegno al settore”.
“Dal 2009”, gli ha fatto eco Di Costanzo, “la legge regionale 23, ovvero la legge quadro sull’artigianato, è rimasta del tutto inapplicata, senza alcuna previsione di stanziamento nel bilancio dell’ente. Insieme alle altre associazioni di categoria, a dicembre, in sede di approvazione dello strumento finanziario della Regione, avevamo proposto un pacchetto di misure – tra le altre, il sostegno allo start-up, all’artigianato artistico e di qualità, la riassicurazione di alcuni strumenti finanziari, la trasmissione d’impresa – che con 7 milioni di risorse avrebbe avuto un impatto determinante su circa 3 mila imprese, generando qualcosa come 5/700 posti di lavoro. Ma non abbiamo avuto risposta”.
Il consigliere per le relazioni politiche e sindacali del presidente della Giunta regionale Andrea Catena replica alla CNA sulla situazione delle imprese:
In una nota si legge “Durante il III trimestre 2017 i registri delle Camere di commercio abruzzesi hanno rilevato la nascita di 1.589 imprese e la cessazione di 1.390 (considerando anche le cancellazioni d’ufficio) cosicché il saldo è risultato positivo (+199) e diventa ancora più consistente (+425) al netto delle cancellazioni d’ufficio. Il sistema imprenditoriale regionale ha fatto rilevare un tasso di crescita pari a 0,29 – quasi allineato a quello nazionale (0,30) – che pone l’Abruzzo al settimo posto tra le regioni italiane.
Lo stock di imprese registrate in Abruzzo al 30 settembre 2017 ammonta a 148.055, lo 0,1% in più rispetto al trimestre precedente. È quanto emerge dalle elaborazioni che il Cresa ha svolto sulla base dei dati Infocamere-Movimprese, il Sistema informativo delle Camere di Commercio.
Inoltre non è solo al numero delle imprese che bisogna guardare ma anche alla loro composizione. In Abruzzo diminuiscono le società di persone ed aumentano le società di capitali, e questo è indice anche di una modernizzazione del nostro sistema. Il numero di imprese diminuisce nei settori tradizionali, meno competitivi, e aumenta in quelli che rappresentano l’economia avanzata dei servizi alle imprese e alle persone.
Dispiace dunque che Aldo Ronci, alla cui bonomia di cultore dei dati siamo grati, induca però la Cna in così grossolani errori di lettura. Sia il rapporto Svimez, sia i più recenti dati Istat sull’occupazione dimostrano che l’Abruzzo continua ad essere ragione traino del Mezzogiorno con 512mila occupati: abbiamo recuperato i livelli pre-crisi, con un tasso di occupazione del 59,2% che è superiore alla media nazionale ed è il più alto dal 2002.
E’ continuato a crescere il reddito pro-capite degli abruzzesi, che ha toccato 22.853 euro, in avvicinamento alla media nazionale di 25.890 euro. La produzione industriale è cresciuta del 5%, l’esportazione ha conosciuto un balzo del 9,7%, i depositi bancari sono aumentati del 2,4%.
Segnali molto positivi di crescita vengono anche nel primo semestre 2017, a proposito del dinamismo della nostra economia regionale, dall’export dei distretti industriali specializzati, come evidenziano i dati di una ricerca del Centro studi di Intesa San Paolo, che fanno registrare una crescita a doppia cifra (+15%), nettamente superiore a quella del settore manifatturiero regionale (+2,5%) e del complesso dei distretti italiani (+4,3%).
Dunque non è più vera nemmeno la lettura secondo cui in Abruzzo vanno bene solo le grandi industrie. Le imprese creano occupazione e vanno sostenute nel loro percorso di crescita ed internazionalizzazione. Sostenere le imprese più in difficoltà, anche attraverso l’accesso al credito – che ora sarà possibile accelerare con la riforma della FIRA – e aiutare quelle più competitive a creare sviluppo e occupazione, è quanto abbiamo fatto in questi 44 mesi.
Sono 221,8 milioni di euro le risorse attivate per i programmi di sostegno alle imprese (contratti di sviluppo, poli di innovazione, internazionalizzazione, innovazione, automotive) che hanno sostenuto complessivamente 2.447 imprese.
Che ci siano problemi da risolvere è a tutti evidente, altrettanto evidente è che molto si è fatto e molto di più si farà con l’attuazione del Masterplan, che porterà alla realizzazione di oltre 20mila occasioni di lavoro e che già il prossimo 22 febbraio avrà l’avvio di una delle sue opere più strategiche, con l’avvio dei lavori per il completamento (atteso da 40 anni) della Fondovalle Sangro”.