Guardia di Finanza e Corte dei Conti passano al setaccio le posizioni dei docenti universitari con il doppio lavoro. Negli atenei abruzzesi sarebbero 21 i prof coinvolti.
Sarebbero almeno 411 i docenti finiti nel mirino della Guardia di Finanza e che in tutta Italia avrebbero svolto un doppio lavoro nonostante la formula di insegnamento a tempo pieno con pieno stipendio. Per tale ragione, ora sono chiamati a risarcire lo Stato versando nella casse delle strutture pubbliche quanto finora guadagnato illecitamente. I controlli a tappeto in tutto il Paese hanno riguardato i principali atenei al fine di appurare il pieno rispetto della legge che impone a chi sceglie di lavorare a tempo pieno non solo un impegno di 350 ore ma anche e soprattutto il divieto di svolgere altre attività. Le verifiche sono state spronate proprio dal presidente della Corte dopo aver evidenziato risultati positivi per l’Erario grazie a questi tipi di controlli.
In Abruzzo i casi ammonterebbero a 21. Una questione già affrontata, in particolare, dal M5S nella scorsa legislatura: il deputato Gianluca Vacca, nei suoi atti parlamentari aveva evidenziato le presunte violazioni delle norme sulle incompatibilità degli incarichi extra universitari con enti pubblici e privati dei docenti che non optavano per il tempo definito (part-time) o per l’aspettativa.
“In Abruzzo”- ha ricordato Vacca “Presentammo interrogazioni per il caso del professor Mattoscio docente e membro della Saga, sul Rettore di Teramo prof. D’Amico e Presidente della TUA, e sul prof Civitarese, Consigliere di amministrazione dell’Università e Assessore nel Comune di Pescara. Alla luce di queste nuove indagini presenteremo in Parlamento un’interrogazione per fare chiarezza sulla situazione in Italia e in Abruzzo.