Primi riflessi penali del caso Carichieti: a Pescara la denuncia in Procura del costruttore Repetto di Bolzano apre la strada alle indagini su 10 anni di gestione della banca.
Se a Chieti la relazione di Bankitalia depositata in Procura non ha finora determinato l’avvio di una inchiesta, è da Pescara che prende impulso la prima indagine penale sul management che ha portato la Carichieti sull’orlo del precipizio. Ad uscire allo scoperto, con un esposto-denuncia è stato un ex cliente “gold” della banca chietina, l’imprenditore bolzanino Andrea Repetto, noto alle cronache della relazione Bankitalia come beneficiario degli “incagli” tra i più rilevanti accumulati nel corso degli anni. Ma Repetto, in un esposto ora al vaglio del Procuratore Aggiunto di Pescara Cristina Tedeschini ha ricostruito e documentato uno scenario molto più articolato e non privo di spunti utili ad aprire un fascicolo penale, come riferisce il quotidiano Il Centro nell’edizione in edicola stamani. Tutto parte da oltre un decennio fa, quando venne coinvolto (ma l’episodio non ha risvolti penali) nell’operazione di salvataggio patrimoniale dell’ex arcivescovo Francesco Cuccarese, mettendo in campo ben 50 milioni di euro. Ma la partnership con Carichieti, secondo la ricostruzione di Repetto, si è presto trasformata in un rapporto viziato con il management: “Mi hanno spremuto come una gallina dalle uova d’oro” -avrebbe scritto nell’esposto di circa 500 pagine- “con intimidazioni, coercizioni e ricatti”. Fino all’epilogo del pignoramento anche dei suoi beni personali. Il documento, dettagliatissimo, chiama in causa la politica, l’imprenditoria e il mondo del credito di oltre 10 anni, ricostruendo retroscena di affari più o meno riusciti: da diversi interventi edilizi fino ai Giochi del Mediterraneo. Non tutti penalmente rilevanti: non sono note al momento nemmeno le ipotesi di reato. Ma il dossier Repetto non sembra destinato a provocare un buco nell’acqua. Il rumore, piuttosto, somiglia più a quello del primo sasso nello stagno.
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