La comunità di Don Benzi “salva” dallo sfruttamento cinque prostitute a Montesilvano.
Ci è riuscita la Comunità Papa Giovanni XXIIII, l’associazione fondata da don Oreste Benzi che dal 1990 svolge attività di emersione del fenomeno della prostituzione schiavizzante e convenzionata con il Comune di Montesilvano. Il Sindaco Francesco Maragno, lo scorso maggio ha sottoscritto l’accordo per il quale sino al 31 dicembre l’associazione effettua, tramite una Unità di strada, interventi, sul lungomare e nelle vie attigue
Durante i primi mesi di azione dell’Unità di Strada sono state effettuate 18 uscite, che hanno consentito di creare 350 contatti. Nel corso di tale attività sono state “salvate” 5 donne, provenienti da Nigeria e Romania, con un’età compresa tra i 18 e i 28 anni, accolte nelle strutture della Comunità. Quattro di loro hanno seguito un percorso di reinserimento sociale, mentre una vittima della tratta ha scelto di rientrare in patria.
«E’ un dato molto significativo quello emerso in questi primissimi mesi di attività – spiega il sindaco Francesco Maragno -. Convincere le ragazze ad allontanarsi dalla strada per costruirsi un nuovo futuro è un percorso lungo e difficile. L’unità di strada ha saputo evidentemente conquistare la fiducia di queste donne, convincendole che esistono possibilità differenti».
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Altro Ancora.
In ambito di prostituzione tra soggetti maggiorenni, mi domando il motivo per il quale a cadere vittime della tratta di persone a sfondo sessuale debbano essere sempre le donne straniere, mentre quelle italiane ne debbano essere quasi esenti, sia in Italia, sia all’estero ed il motivo per il quale i marciapiedi del sesso a pagamento si svuotano durante le vacanze natalizie e pasquali, per non dire di osservare le stesse professioniste con uno smartphone in mano ed anche un’autovettura a disposizione. La risposta a tutto questo è quella che la schiavitù del sesso a pagamento non è molto diffusa.
Inoltre, affermo che le Ordinanze Sindacali ed i Regolamenti di Polizia Urbana devono essere conformi ai principi generali dell'Ordinamento, secondo i quali la prostituzione su strada non può essere vietata in maniera vasta ed indeterminata. Di conseguenza, i relativi verbali di contravvenzione possono essere impugnati in un ricorso. In più per le medesime ragioni, i primi provvedimenti suddetti non possono essere emessi per problematiche permanenti ed i secondi non possono riguardare materie di sicurezza e/o ordine pubblico.