La nota integrale di Confindustria Ch-Pe su Sergio Marchionne: “Un uomo che lascia la sua impronta nella storia”
«Gli abruzzesi cadono e si rialzano da soli, non perdono tempo a lamentarsi, ma fanno producono e ricostruiscono: credo che questo sia l’atteggiamento di cui ha bisogno l’Italia».
In queste poche parole di Sergio Marchionne si condensa tutta la sua straordinaria capacità di fare impresa, la sua visione e la sua tenacia.
Un uomo che sarà impossibile dimenticare e che sicuramente ha lasciato la sua impronta nella storia.
Nato a Chieti nel 1952, lascia la nostra regione e si trasferisce in Canada nel 1966, catapultato in una dimensione più ampia che gli permette di crescere e diventare uno dei più valenti manager contemporanei dalle eccezionali capacità umane e professionali.
E proprio grazie a queste capacità Marchionne ha saputo riposizionare il gruppo FIAT verso l’alto, ha individuato nelle produzioni il cuore della nuova missione produttiva e insieme il senso stesso del radicamento in Italia.
Così come ha scommesso sulla nostra terra e sulla SEVEL di Val di Sangro. Lo stabilimento abruzzese che non ha conosciuto battute d’arresto negli ultimi anni, anzi ha macinato un record dopo l’altro e che oggi è diventato il primo produttore di veicoli commerciali in Europa impiegando 6500 persone (12.500 con l’indotto) e generando il 22% del Pil dell’intera regione.
E nonostante tutto quello che è stato, oggi è impossibile rimanere indifferenti di fronte alla tragedia di Sergio Marchionne, un uomo che ha dimostrato una leadership visionaria e che ha avuto il coraggio di rompere con una Confindustria ritenuta allora incapace di leggere il cambiamento.
Sergio Marchionne è stato un uomo di rottura e sicuramente la sua decisione resterà come il gesto più clamoroso della storia confindustriale.
Ma oggi, in ore così drammatiche, dobbiamo riconoscere come questo gesto, questo strappo sia servito alla nostra Associazione e a tutto il sistema per crescere, per avanzare e maturare.
Dopo il grande scisma del 2012 Confindustria e le Organizzazioni Sindacali si sono spinte alla ricerca di formule organizzative innovative, hanno riconosciuto la contrattazione di secondo livello come laboratorio di soluzioni ad hoc per le esigenze di ogni azienda.
Concetti che oggi non separano più nettamente Confindustria e FCA e che anzi farebbero ben sperare in un terreno comune su cui ricostruire un rapporto di fiducia e di rappresentanza.
L’era Marchionne termina quindi con un anno di anticipo rispetto alle previsioni e noi non possiamo che non raccogliere la sua preziosa eredità quella del coraggio di cambiare, del vedere oltre gli steccati della nostra routinarietà.
Di guidare i nostri passi nel solco della tenacia, dell’attaccamento al lavoro e dell’orgoglio di fare le cose bene.
L’orgoglio di essere Italiani con l’incredibile talento che ci ha resi quel popolo straordinario che siamo.
Grazie Sergio!