Coronavirus Abruzzo, qui tutti gli aggiornamenti di lunedì 20 aprile. Marsilio: “l’Abruzzo riapre, in linea con Governo e altre Regioni. Percorso condiviso con imprese e sindacati”. Oggi 91 nuovi casi di positività.
+++NOTIZIA IN CONTINUO AGGIORNAMENTO+++
Ore 17.26 – Coronavirus Abruzzo: ricostruzione, fondi per dpi nei cantieri
Ore 16.49 – Avezzano: sospetto Covid scappa dall’ospedale mentre aspetta esami
Ore 16.26 – Marsilio risponde ai sindaci delle zone rosse
Ore 15.50 – I centri antiviolenza abruzzesi si appellano alla Regione: “Servono strutture ospitanti”
Ore 15.29 – Coronavirus Abruzzo, bollettino del 20 aprile: 91 nuovi casi
Ore 14.59 – Coronavirus Chieti: Cgil, “Ospedali: ritardo tamponi è spirale di contagi”
Ore 13.40 – Le proiezioni dell’Osservatorio Nazionale: in Abruzzo stop al Covid dal 7 maggio
Ore 12.15 – Coronavirus Abruzzo: il giorno delle banche
Ore 11.55 – L’unica regione pronta alla fase 2 è l’Umbria secondo la Fondazione Gimbe
Ore 11.15 – L’associazione Fiab Pescarabici propone misure anti traffico al Comune
Ore 10.45- Coronavirus Abruzzo: controlli anti-contagio, Monti “Necessari comportamenti corretti e rigorosi”
Ore 10.39 – Oltre 8.000 lavoratori del comparto artigiano possono contare sulla cassa integrazione
Ore 9.40 – Confesercenti assiste le imprese nelle domande di finanziamento per decreto Liquidità
Ore 9.00 – Abruzzo, riattivati i progetti di servizio civile UNEC sospesi dal Coronavirus
Ore 8.30 – Cuochi, pasticceri e pizzaioli d’Abruzzo insieme in un video
Ore 6.00 – Marsilio: in questa settimana le decisioni sulle riaperture, percorso condiviso
LE NEWS DALL’ITALIA E DAL MONDO (ANSA)
Per la prima volta il numero dei positivi al coronavirus è in calo: sono 108.237, 20 meno di ieri, secondo i dati della Protezione civile. Scendono anche i ricoveri in terapia intensiva: 62 in meno. Salgono invece i decessi: 24.114, con un aumento di 454. A Napoli zero contagi, ‘liberato’ il pronto soccorso di Bergamo. Si pensa alla fase due ma, secondo l’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, in Lombardia e Marche ai casi zero si arriverà solo alla fine di giugno e restano divisioni fra le regioni sulle tempistiche. Per Fontana è ‘un rischio se alcune Regioni aprissero prima’. Il governatore lombardo a De Luca: ‘Sulla chiusura dei confini sbaglia’.
Il ministro della Salute Roberto Speranza, intervenuto a Radio Capital, ha detto che nel prossimo decreto saranno inserite risorse per rafforzare la rete di assistenza sul territorio anche degli ospedali Covid specializzati. “Abbiamo bisogno di strutture – ha detto Speranza – che si specializzano sul Covid, perché gli ospedali misti facilmente moltiplicano il contagio: è molto difficile bloccarlo quando si hanno nella stessa struttura pazienti Covid e non Covid. Molte ne sono nate in giro per l’Italia, dobbiamo insistere su questo terreno. Il punto non è la data della ripresa, ma il come. Noi ci attrezziamo con linee guida nazionali su come reggere questa sfida. È fondamentale insistere, sul piano sanitario, nel rafforzare la rete di assistenza territoriale. Così il virus si combatte meglio. Conta quanto sei veloce a individuare un caso positivo e isolarlo. Abbiamo tutti insieme approvato le norme perché il 4 maggio sia una data attorno alla quale dobbiamo costruire questa fase 2. Ma voglio essere chiaro su un punto: la battaglia non è vinta”.
Accelerare il varo del piano nazionale per la “fase 2” di “convivenza” con il Coronavirus, per frenare l’agitazione delle Regioni e permettere ad aziende e cittadini di prepararsi alla graduale ripartenza. A questo lavora il premier Giuseppe Conte, insieme ai ministri, alla task force e al comitato tecnico scientifico. Vittorio Colao punta a consegnare già a metà settimana al governo la sua relazione, che avrà al centro attività produttive e trasporti. Già mercoledì quel documento potrebbe essere discusso nella cabina di regia con le Regioni e i Comuni. Per avere già in settimana – o all’inizio della successiva – le linee guida per le riaperture. Conte prova a placare aspettative e pressioni sottolineando che si lavora in vista del 5 maggio.
Più fonti di governo dicono stia tramontando anche l’idea di sbloccare alcuni settori, come la moda e l’edilizia, il 27 aprile: se qualcuno, come Gucci, riapre, è sulla base di accordi con i sindacati e dopo richiesta ai prefetti nell’ambito dei settori consentiti. Ma gli enti locali continuano a spingere in questa direzione e non escludono di strappare qualche concessione, anche prima che il 4 maggio parta il piano nazionale. “Nulla accadrà prima del 25 aprile, poi vedremo”, dice Giovanni Toti. E Massimiliano Fedriga chiede di agire prima, perché altrimenti il rischio – denuncia – è che “alcune aziende, soprattutto quelle esposte all’export, a maggio non riaprano” perché falliscono.
Frenano però gli scienziati: “È assolutamente troppo presto per iniziare la fase 2: i numeri, soprattutto in alcune Regioni, sono ancora pieni di una fase 1 che deve ancora finire”, dice Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute, cui la Lega chiede le dimissioni dopo un tweet – poi cancellato – contro Donald Trump. E’ infiammato il dibattito anche sull’idea, prevalente nel governo, di mantenere anche a maggio limitazioni agli spostamenti tra Regioni. Luca Zaia, con riferimento alla chiusura dei confini minacciata da Vincenzo De Luca, afferma: “Non è Nord contro Sud, è Sud contro Nord”. La logica del governo è evitare che si riaccendano focolai di contagio o che arrivino in Regioni finora risparmiate. Perciò, spiega il ministro Francesco Boccia, nel piano del governo sarà alle Regioni l’autonomia da loro invocata ma solo come possibilità di introdurre misure più restrittive, non per allentare i divieti. L’importante, sollecita Nicola Zingaretti, è dare “presto” delle linee guida chiare “su “come” riaprire per permettere alle Regioni di dare a famiglie e imprese certezze”. La discussione del governo potrebbe aprirsi già nel Cdm convocato per il rinvio delle amministrative: la finestra per le regionali, su cui è forte il pressing dei governatori del Nord, dovrebbe andare dal 12 luglio al 1 novembre.
Quanto alle riaperture, il faro resta la tenuta dei presidi sanitari. Conte lo ha spiegato agli enti locali: la priorità è “implementare i Covid hospital, l’assistenza territoriale” e accelerare sull’App per tracciare i contagiati. In questo senso potrebbe essere decisa una ripartenza rallentata per i territori che sono più indietro. L’altro grande problema, su cui prosegue anche in giornata il lavoro della task force, è quello dei trasporti: si studiano numeri limitati, posti distanziati, obbligo di mascherine, misurazione della febbre in metropolitana, e anche orari degli uffici prolungati, per evitare l’ora di punta. Ma poiché potrebbe non bastare, sarà ancora più incentivato l’uso dello smart working. Sul tema Conte si confronterà con le parti sociali, che potrebbe vedere a inizio settimana, anche per provare a “rafforzare” i protocolli di sicurezza sul lavoro elaborati a marzo.
La ripartenza dovrebbe comunque riguardare tutte le attività produttive, con l’eccezione almeno all’inizio di bar, ristoranti, negozi di parrucchiere e ovviamente discoteche, teatri, cinema. Anche per gli spostamenti individuali la fine del lockdown sarà più lenta. E potrebbe essere per fasce d’età, con maggiori cautele per le persone più anziane”.