Coronavirus Abruzzo, qui tutti gli aggiornamenti di mercoledì 20 maggio. Primo giorno senza decessi.
+++NOTIZIA IN CONTINUO AGGIORNAMENTO+++
Ore 19.57 – Coronavirus Abruzzo: Concorso Mibtac, stop procedure fino 23 luglio
Ore 19.40 – Coronavirus Abruzzo: occupazione suolo pubblico Pescara, ecco le nuove regole
Ore 19.25 – Coronavirus Abruzzo: Trasporti, da 25 maggio 14 corse in più L’Aquila-Roma
Ore 18.30 – Coronavirus Abruzzo: Fase 2, Marsilio “Provvedimento per armonizzare misure regionali e statali”
Ore 17.48 – Coronavirus Abruzzo. Dl Rilancio: zone rosse, risorse solo alla Val Fino
Ore 17.12 – Coronavirus Abruzzo: Febbo “Partenza saldi estivi dal 1° agosto”
Ore 6.55 – Coronavirus calcio – Stop ai dilettanti. B e C andranno avanti
Ore 16.50 – Coronavirus Abruzzo: Fase 2, Marsilio annuncia nuove misure di sostegno
Ore 15.20 – Coronavirus Abruzzo: Dl Rilancio, Testa “Indegna l’esclusione di 6 Comuni”
Ore 14.43 – Coronavirus Abruzzo: Ortona, riapre il mercato settimanale. Ecco come accedere
Ore 13.45 – Regione, più fondi alle Pmi danneggiate
Ore 13.30 – Castiglione Messer Raimondo: un video per rinascere
Ore 12.45 – Niente giornali nelle aree interne, appello del sindaco di Crognaleto
Ore 12.30 – Dl Rilancio, Pezzopane plaude nomina Commissario straordinario A24 e A25
Ore 11.55 – Riqualificazione sismica per tre caserme di Pescara e L’Aquila
Ore 10.45 – Coronavirus e crisi: Pescara, chiude la storica Barberia di Enzo di Cerchio
Ore 10.15 – Coronavirus Abruzzo: bar non riconsegnato, Nurzia in piazza per protesta
Ore 9.45 – Coronavirus: rimpatrio italiani dall’estero, D’Alfonso scrive Di Maio
Ore 9.00 – 50 anni fa lo Statuto dei Lavoratori
Ore 8.30 – Coronavirus, da L’Aquila torna ad alzarsi il sipario sulla cultura
Ore 8.10 – Terme di Caramanico: Comune, pronti riaprire per salvare la stagione
Ore 7.45 – Vaccino Coronavirus, bene i primi test ad Oxford
Ore 6.00 – Coronavirus Abruzzo: Fase 2, Marsilio “Parte bene la ripartenza”
Il collegamento con il Tg8 delle ore 14.00:
LE NEWS DALL’ITALIA E DAL MONDO
Coronavirus: nuovo test rapido in mezz’ora grazie a fondi Ue. Ottenuta autorizzazione per immissione sul mercato – Un nuovo esame diagnostico rapido è disponibile grazie ad un progetto di ricerca finanziato dall’UE. Con il contributo di organizzazioni pubbliche e private di Irlanda, Italia, Regno Unito e Cina, il progetto ‘HG nCoV19 test’ ha sviluppato un nuovo sistema diagnostico portatile per individuare un’infezione virale che dà risultati accurati e affidabili in 30 minuti. Oggi Hibergene, la società irlandese che coordina il progetto, ha dichiarato di aver ottenuto la marcatura CE richiesta per l’immissione sul mercato dei dispositivi medici.
La notizia è riportata dalla newsletter della Rappresentanza europea in Italia, che sottolinea come l’Ue sostenga HiberGene già da luglio del 2000 e il suo sostegno a questo progetto specifico ammonta a 930.000 euro. Si tratta di un dei 18 progetti recentemente selezionati per ricevere un finanziamento di 48,2 milioni di euro da Orizzonte 2020 per sviluppare test diagnostici, terapie, vaccini e azioni di preparazione nel quadro della lotta alla pandemia di coronavirus. “Si tratta – ha dichiarato, secondo quanto riportato dalla rappresentanza in Italia, Mariya Gabriel, Commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani – di un ottimo esempio di ricerca dell’Ue in azione. Sono felice di constatare che questi ricercatori si sono dimostrati all’altezza della sfida, hanno sviluppato questo nuovo sistema diagnostico in tempi rapidi e hanno conseguito uno degli obiettivi del nostro primo bando di emergenza. È essenziale diagnosticare il coronavirus più velocemente e in modo più accurato, perché così si riduce il rischio di ulteriore diffusione dei contagi”.
Meno di un caso ogni 100 tamponi, è il dato più basso 0,98 la percentuale, considerando anche i test ripetuti – Mai così bassa la percentuale dei positivi sui tamponi effettuati: con 665 nuovi contagi su 67.195 test effettuati nelle ultime 24 ore si tratta dello 0,98%. Meno di un infettato dal coronavirus ogni 100 tamponi, insomma. Se si escludono i casi di tamponi ripetuti, oltre il 40% del totale, e si valutano solo i nuovi casi testati, la percentuale sale all’1,7%, comunque su livelli minimi (il 26 aprile era al 9,6%).
Il Covid nel Nord Italia settimane prima di Codogno Anticorpi in 5% milanesi e virus in neonato Parma pre-epidemia – Ancora prima del caso ‘1’ di Codogno, identificato lo scorso 21 febbraio, il Coronavirus SarsCov2 già circolava nel Nord Italia presumibilmente da settimane. La conferma arriva da due nuovi studi. Il primo lavoro è del Policlinico di Milano, pubblicato su medRxiv, e dimostra che a inizio epidemia 1 donatore di sangue su 20 (4,6%) nella città aveva già sviluppato gli anticorpi, percentuale salita al 7,1% ai primi di aprile.
L’altro studio è dell’Università di Parma che, per la prima volta, ha isolato il nuovo coronavirus in un neonato di 7 settimane già il 26 febbraio, ma è probabile che il piccolo si sia infettato almeno dalla metà dello stesso mese dati i tempi di incubazione. I ricercatori milanesi hanno esaminato circa 800 donatori di sangue sani presentatisi al Policlinico tra il 24 febbraio e l’8 aprile. Si tratta della “prima vera conferma scientifica che nell’area metropolitana era presente un sommerso di persone contagiate, già prima che si verificassero i primi casi di malattia conclamata; è anche il primo studio sierologico su persone asintomatiche che ci dice chiaramente che siamo ben lontani dall’immunità di gregge”, spiega Daniele Prati, uno dei coordinatori dello studio.
La pratica del distanziamento sociale sembra però aver favorito soprattutto i più giovani, che hanno avuto il tempo di sviluppare un’immunità a lungo termine. A Parma, invece, per la prima volta il SarsCov2 è stato isolato da un neonato e replicato in laboratorio. Una scoperta che, oltre a retrodatare l’inizio dell’epidemia nell’area, apre anche a importanti sviluppi futuri. L’isolamento è stato effettuato nei laboratori di Virologia dell’Università ed il dato è pubblicato su ‘International Journal of infectious diseases’.
Prima firmataria dello studio è la direttrice della Scuola di Specializzazione in Microbiologia e Virologia dell’ateneo, Adriana Calderaro. Il neonato era ricoverato per una lieve affezione respiratoria e lo sviluppo in coltura del virus è avvenuto dopo 10 giorni, probabilmente anche a causa della bassa carica virale. Proprio l’esame colturale ha consentito di dimostrare l’infettività del virus. Il risultato è, secondo le ricercatici, “rilevante”. Innanzitutto, dimostra che la circolazione di questo nuovo virus nella popolazione pediatrica avveniva “già prima dell’epidemia riconosciuta in città” e questo supporta l’ipotesi che nei bambini la circolazione del virus “è spesso misconosciuta in virtù dei sintomi lievi”.
Infatti, spiega Calderaro”il focolaio epidemico a Parma è stato dichiarato dal 5 marzo, ma in realtà il virus stava circolando in modo silente da ben prima che si registrasse un numero consistente di casi. Tanto che ad esserne infettato è stato un lattante i cui genitori sono risultati negativi. E’ dunque probabile che il bimbo si sia infettato da un soggetto asintomatico. Questo ci fa capire che c’è stata una subdola diffusione del virus ben prima di quanto stimato”. Ma tale scoperta consentirà anche un ulteriore e fondamentale passo avanti nella ricerca: “quello isolato nel neonato è un virus ‘vergine’ poichè il bambino non aveva ricevuto alcuna terapia o interazione farmacologica. E’ cioè un prodotto virale ‘selvaggio’ che – sottolinea l’esperta – possiamo ora studiare in tutte le sue caratteristiche così come è presente in natura”. Con uno sviluppo che potrà dimostrarsi cruciale: “Confronteremo ora il virus ‘vergine’ isolato dal lattante con quelli isolati da soggetti adulti o bambini per rilevare quali sono le eventuali differenze e al fine di verificare – conclude la virologa – se il virus è mutato”.
Scuola: a settembre didattica mista o ‘mini lezioni’ Sindacati,autonomia consente.Ministra replica su polemica imbuto – Metà classe segue la lezione in aula e metà a casa. O anche: mini lezioni da 45 minuti, prevedendo quindi lo stesso organico ma con una diversa organizzazione del lavoro. Sono alcune delle ipotesi a cui sta lavorando la task force istituita al ministero dell’Istruzione e presieduta dal professor Patrizio Bianchi. “Sono solo ipotesi di lavoro – fa notare il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli – tuttavia posso dire che fare lezioni di 45 minuti non è un problema, l’autonomia scolastica già lo prevede, è possibile modulare diversamente l’orario se si ritiene preferibile fare lezioni di 45 invece che di 60 minuti, e questo potrebbe avere un senso soprattutto se c’è metà classe in aula e metà a casa”, visto che, come è noto, la lezione on line è più faticosa. Per Giannelli, comunque “a settembre è presumibile che si tornerà tutti a scuola anche se non è detto ci si rimanga senza interruzioni”, a causa dell’andamento del Covid. L’ipotesi della mini didattica con lezioni di 45 minuti, consentirebbe di dividere una classe in due gruppi che si alternerebbero, ognuno farebbe un tot ore di lezione in aula e le altre potrebbero essere fatte di materiale e lavori a distanza, oppure, mentre un gruppo fa una lezione, un altro ne fa un’altra in locali diversi (laboratori, aule magne, palestre ecc).
“Potrebbe essere una soluzione organizzativa – ragiona Pino Turi, leader della Uil Scuola – recuperando quelle ore diversamente. Bisogna avere fiducia nelle scuole e dare poche regole ma non si può pensare di farlo in una stanza del ministero, bisogna attivare la flessibilità che l’autonomia consente. Le scuole sono in grado di farlo”. Questo schema, attuabile soprattutto per i ragazzi più grandi, non verrebbe invece preso in considerazione per i bambini delle elementari. Qui la task force prevederebbe incrementi di organici, come chiedono anche i sindacati. La Cisl scuola guidata da Maddalena Gissi nel proprio studio “Ri cominciare” ha calcolato che servirebbe un incremento dell’organico di scuola dell’infanzia, primaria e Ata fino al 10%. Si tratterebbe di un organico aggiuntivo, da assumere a tempo indeterminato per l’anno scolastico 2020/21. Lo studio poi immagina il posizionamento “a scacchiera” dei banchi in aula, 1 banco/1 alunno, turnazioni mattina pomeriggio, ingressi scaglionati e modalità per l’intensificazione della pulizia degli ambienti. Filcams e FLC CGIL invece chiedono “da subito al Ministero dell’Istruzione e al Ministero dell’Università e della Ricerca di attivare incontri sindacali congiunti coinvolgendo ANCI e Conferenza delle Regioni, perché la ripresa dell’anno scolastico avvenga in presenza, in sicurezza, con la tutela di tutto il lavoro”.
Infine oggi la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina è tornata su alcune parole da lei pronunciate nei giorni scorsi che hanno suscitato polemiche. “L’imbuto di Norimberga – ha sottolineato – è una metafora sull’apprendimento molto nota nel mondo della scuola: uno studente a cui vengono ‘versate’ nozioni in testa attraverso un imbuto. L’apprendimento non funziona così, i docenti lo sanno bene, ed è ciò che intendevo dire quando ho rievocato l’immagine dell’imbuto. Ci tengo a tranquillizzare sul fatto che al Ministero non abbiamo provato ad infilare imbuti in testa ai ragazzi versandoci dei libri (liquefatti ovviamente), prima di dire che non funzioni… Magari da oggi ancora più persone parleranno del tema dei metodi della didattica, che è molto serio”.
Coronavirus: oltre 2 mln persone sottoposte finora a tampone – In Italia il numero di persone sottoposte ad almeno un tampone per il Covid-19 ha superato i due milioni, in base ai dati della Protezione civile. Sono esattamente 2.038.216, a fronte di oltre 3 milioni e centomila test effettuati, almeno un terzo dei quali sono quindi tamponi ripetuti sulla stessa persona.
Coronavirus: 8 regioni senza nuove vittime in ultime 24 ore – Otto regioni non hanno fatto registrare vittime per il coronavirus nelle ultime 24 ore in Italia, in base ai dati della Protezione civile. Si tratta di Trentino Alto Adige, Sicilia, Abruzzo, Umbria, Sardegna, Valle d’Aosta, Basilicata e Molise.
Coronavirus: 132.282 guariti, 2.881 più di ieri – Sono saliti a 132.282 i guariti e i dimessi per il coronavirus in Italia, con un incremento rispetto a ieri di 2.881. Martedì l’aumento era stato di 2.075. Il dato è stato reso noto dalla Protezione Civile.
Sono 676 i pazienti ricoverati in terapia intensiva per Coronavirus, 40 meno di ieri. Di questi, 231 sono in Lombardia, 13 meno di ieri. I malati ricoverati con sintomi sono invece 9.624, con un calo di 367 rispetto a ieri, mentre quelli in isolamento domiciliare sono 52.452, con un calo di 1.970 rispetto a ieri
Sono 62.752 i malati di coronavirus in Italia, 2.377 meno di ieri, quando il calo era stato di 1.424.
Nel dettaglio – secondo i dati diffusi dalla Protezione Civile -, gli attualmente positivi sono 26.671 in Lombardia (-620), 9.151 in Piemonte (-484), 5.098 in Emilia-Romagna (-232), 3.532 in Veneto (-222), 2.117 in Toscana (-206), 2.178 in Liguria (-86), 3.7863 nel Lazio (0), 1.974 nelle Marche (-154), 1.442 in Campania (-76), 126 nella Provincia autonoma di Trento (-78), 1.902 in Puglia (-39), 1.523 in Sicilia (-1), 596 in Friuli Venezia Giulia (-4), 1.317 in Abruzzo (-72), 272 nella Provincia autonoma di Bolzano (-36), 66 in Umbria (+0), 331 in Sardegna (-10), 46 in Valle d’Aosta (-3), 353 in Calabria (-29), 73 in Basilicata (-11), 198 in Molise (-14). Quanto alle vittime, sono in Lombardia 15.662 (+65), Piemonte 3.718 (+39), Emilia-Romagna 4.008 (+11), Veneto 1.832 (+12), Toscana 998 (+6), Liguria 1.386 (+10), Lazio 647 (+7), Marche 987 (+1), Campania 401 (+2), Provincia autonoma di Trento 455 (+0), Puglia 478 (+5), Sicilia 268 (+0), Friuli Venezia Giulia 322 (+2), Abruzzo 389 (+0), Provincia autonoma di Bolzano 291 (+0), Umbria 74 (+0), Sardegna 126 (+0), Valle d’Aosta 143 (+0), Calabria 96 (+1), Basilicata 27 (+0), Molise 22 (+0).
Coronavirus: 32.330 vittime, 161 in più di ieri – Sono 161 le vittime del coronavirus nelle ultime 24 ore in Italia. In totale i morti salgono così a 32.330. Ieri l’aumento era stato di 162 vittime. Il dato è stato reso noto dalla Protezione Civile.
Coronavirus: 227.364 contagiati, 665 più di ieri . Meno del 50% in Lombardia. No nuovi casi in 4 regioni e Bolzano – Sono 227.364 i contagiati totali per il coronavirus in Italia, 665 più di ieri. Di questi 85.775 in Lombardia, che ne fa registrare 294 più di ieri. Il dato comprende attualmente positivi, vittime e guariti. Ieri l’incremento nazionale era stato di 813. Il dato è stato reso noto dalla protezione civile. Quattro regioni e una provincia autonoma non fanno registrare nuovi casi: Umbria, Valle d’Aosta, Molise, Basilicata e Provincia autonoma di Bolzano.
Boccia, preoccupati da assembramenti, non vanificare sforzi – “Gli assembramenti segnalati in molte Regioni rischiano di mandare in fumo tutti gli sforzi fatti dagli italiani in queste settimane. Il governo sta seguendo la situazione nei territori con estrema attenzione ed è pronto a intervenire se si dovessero verificare situazioni preoccupanti”. Così il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, lasciando la Camera dei deputati.
Il ministro Boccia ha aggiunto che“Le polemiche sugli ospedali vuoti non servono e non hanno alcun senso. Le Regioni devono tenersi sempre pronte col numero massimo di terapie intensive e subintensive disponibili. L’epidemia non è una lotteria, bisogna essere sempre preparati e avere una continua presenza capillare pubblica”.
Fase 2:esperto,si vedranno in giugno effetti riapertura 18 maggio .Sestili, ora si comincia a capire che cosa è accaduto dopo 4 maggio – Soltanto in giugno si potrà conoscere l’andamento della curva dell’epidemia di Covid-19 dopo la grande riapertura del 18 maggio. “D’ora in poi ogni giorno è importante per capire. Adesso stiamo registrando i dati della prima fase 2, ossia quella iniziata il 4 maggio. Tutto quello che è successo dopo il 18 maggio lo vedremo a giugno”, ha detto il fisico Giorgio Sestili, fondatore e fra i curatori della pagina facebook “Coronavirus-Dati e analisi scientifiche”. Nel frattempo, ha aggiunto, “Più che il dato nazionale è importante guardare i dati dei singoli Comuni e delle Province”, per avere un monitoraggio capillare del territorio italiano. Gli unici indicatori al momento disponibile sono infatti dati relativi ai tamponi alle persone sintomatiche eseguiti dalle Asl e analizzati dai laboratori locali, i cui risultati vengono trasmessi alle regioni. “Sono questi, al momento, gli unici strumenti per il monitoraggio”, ha osservato.
Anticorpi in un milanese su 20 già prima dell’epidemia Covid. Studio Policlinico su donatori sangue. Erano 4,5%, a aprile 7,1% – Il virus SARS-CoV-2 stava circolando a Milano già diverse settimane prima di quel 21 febbraio 2020. A inizio epidemia infatti 1 donatore di sangue su 20 (4,6%) aveva già sviluppato gli anticorpi, percentuale salita al 7,1% ai primi di aprile. Lo indica uno studio sui donatori di sangue del Policlinico di Milano, pubblicato su medRxiv, sito che ospita lavori non ancora rivisti dalla comunità scientifica. “Il distanziamento sociale – viene detto – sembrerebbe essere stato d’aiuto soprattutto per proteggere i più giovani”.
Si tratta della “prima vera conferma scientifica che nell’area metropolitana era presente un sommerso di persone contagiate, già prima che si verificassero i primi casi di malattia conclamata è anche il primo studio sierologico su persone asintomatiche che ci dice chiaramente che siamo ben lontani dall’immunità di gregge”, spiega Daniele Prati, uno dei coordinatori dello studio. Insieme a Luca Valenti, altro coordinatore del Policlinico di Milano, e con Gianguglielmo Zehender della Statale di Milano, i ricercatori hanno esaminato circa 800 donatori di sangue sani presentatisi al Policlinico tra il 24 febbraio e l’8 aprile. All’inizio dell’epidemia la sieroprevalenza era nel 4,6% dei donatori, cioè 1 persona su 20 era già venuta in contatto con il coronavirus. Durante il distanziamento sociale c’è stato un aumento fino al 7,1%.
“Lo scopo di questo studio – commenta ancora Daniele Prati – era di esaminare la presenza dell’infezione da SARS-CoV-2 in adulti asintomatici in una delle aree italiane più colpite, e nello stesso tempo raccogliere più elementi possibili per comprendere i fattori di rischio e i valori di laboratorio associati alla malattia”. La pratica del distanziamento sociale sembra aver favorito soprattutto i più giovani, che hanno avuto il tempo di sviluppare un’immunità a lungo termine. In tutti i donatori, che hanno mostrato positività al virus, si sono verificate alterazioni nella conta delle cellule del sangue e nel profilo lipidico: due indizi che, secondo i ricercatori, potrebbero aiutare a inquadrare meglio le persone asintomatiche, cioè quelle che pur avendo il virus in circolo (ed essendo per questo contagiose) non manifestano la malattia.
Scuola: “Crescere senza distanza” siglato protocollo. Ascani,con questa intesa condivise buone pratiche per migliorare – Apprendimento ed educazione a distanza: da queste due esigenze nasce il protocollo “Crescere senza distanza. Cosa ci insegnano le esperienze dei ragazzi con patologie croniche sull’apprendimento a distanza”, siglato da Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione, Fondazione Zancan e Impresa Sociale ‘Con i bambini’. Il Protocollo è rivolto a bambine e bambini ospedalizzati, e successivamente dimessi, che in questo periodo di emergenza sanitaria da Coronavirus e di sospensione delle attività didattiche hanno l’accresciuta necessità di una risposta efficace ai bisogni educativi. Costretti a recarsi in ospedale per le terapie ma al tempo stesso impediti a frequentare la scuola per l’obbligato distanziamento sociale, vivono una condizione che, di fatto, rischia di amplificare le differenze e le disuguaglianze nell’accesso all’istruzione e all’educazione.
Dunque, una sofferenza doppia. L’intesa appena siglata prevede una nuova mappatura dei protocolli di insegnamento e apprendimento (teaching e learning) a distanza, per mettere a frutto quanto già si conosce e si fa per l’età evolutiva affetta da quelle patologie croniche che costringono i bambini a sperimentare “la scuola a distanza”. L’iniziativa avrà la durata di un anno e prevede il coinvolgimento di medici, insegnanti, educatori degli ospedali, dei centri di oncoematologia pediatrica o di malattie rare e croniche e delle scuole che volontariamente hanno aderito in tutta Italia. Saranno raccolti e studiati i protocolli in uso e tutte le esperienze italiane di scuola in ospedale e di scuola a distanza. Saranno coinvolte anche le famiglie che hanno sperimentato l’insegnamento a domicilio perché possano illustrare le proprie esperienze. Da questo studio, che prevede il coinvolgimento degli alunni di 9 classi delle scuole italiane (tre al Nord, tre al Centro e tre al Sud), nasceranno un nuovo protocollo “Crescere senza distanza” e nuove linee guida che recepiranno i cambiamenti necessari e quindi miglioreranno la qualità dell’offerta.
Una iniziativa, dunque, che consente di valorizzare le buone pratiche in grado di non aggiungere al disagio della patologia quello di un ritardo nella formazione culturale e della perdita di contatto con i propri coetanei. “Questo Protocollo arriva in un momento delicatissimo della vita di milioni di bambine e bambini, che ha maggiormente penalizzato i più vulnerabili tra loro. A loro si rivolge dunque questo progetto che si propone di contrastare la povertà educativa nel settore specifico dell’apprendimento a distanza. Sono grata alla Fondazione Zancan per averci coinvolto in questa iniziativa che si rivolge in particolare a minori e adolescenti in condizioni di maggiore svantaggio determinato dall’allontanamento forzato dalla scuola. A loro e alle loro famiglie è necessario dare le stesse opportunità, anche se costretti a stare lontani dai propri compagni di classe e dai propri insegnanti per potersi curare. A loro va il nostro incondizionato sostegno. La salute è il risultato di un insieme di fattori di cui anche l’educazione e l’apprendimento sono parte” – sottolinea la Sottosegretaria di Stato alla Salute Sandra Zampa. “L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo – dichiara la Vice Ministra dell’Istruzione Anna Ascani – ha dimostrato che la scuola è fondamentale per ogni bambino e ragazzo non solo in termini di apprendimento, ma anche in termini di socialità, legami, relazioni. Per continuare a mantenere un contatto con la vita normale anche in periodi di difficoltà. Da anni il nostro sistema di istruzione, grazie al prezioso lavoro delle comunità scolastiche e del personale specializzato, ha portato avanti esperienze preziose di scuola in ospedale e di istruzione domiciliare.
Questa intesa rappresenta un ulteriore importante tassello: vengono condivise buone pratiche nell’ottica di un miglioramento del sistema. La scuola funziona bene se non perde nessun alunno. Sono felice della collaborazione messa in campo, è essenziale per assicurare il rispetto dei diritti dei nostri giovani e la costruzione di una società realmente inclusiva”. “Abbiamo pensato di chiedere a ragazzi con gravi malattie, ai loro genitori, insegnanti, operatori sanitari come riescono a integrare le cure e la scuola a distanza” – spiega Tiziano Vecchiato, Presidente della Fondazione Emanuela Zancan onlus -. “I ragazzi e i genitori affrontano questi problemi al limite della speranza, con tutta la fiducia necessaria per fare la differenza. I ragazzi sono orgogliosi di dirci che imparano quanto valgono. Con questa forza riducono le distanze dalla vita di tutti. A breve avvieremo lo stress test con classi del nord, centro e sud per verificare le soluzioni migliori”. “Questa grande crisi – aggiunge Carlo Borgomeo, Presidente di ‘Con i bambini’ – comporta un rischio concreto per i ragazzi, per il ritardo negli studi, l’acuirsi delle criticità sociali e familiari, i risvolti di una socialità mancata. Le differenze sociali si fanno più profonde e la povertà educativa, che è mancanza di opportunità, preoccupa di più.
Occorre mettere al centro degli interventi i minori, partendo dalle buone pratiche, sperimentando, creando sinergie tra istituzioni e agenzie educative, in altre parole puntando sul concetto di ‘comunità educante’. È l’obiettivo del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Questo accordo rappresenta un ulteriore passo avanti che, attraverso la verifica della replicabilità di importanti sperimentazioni in atto, punta a colmare non solo le distanze tecnologiche e di apprendimento, ma anche quelle educative e sociali”.
Dl Rilancio: Provenzano, previsti 120 mln per aree interne – “Il rilancio della aree interne non è soltanto un impegno del mio ministero, credo sia una opportunità reale per tutto il paese e non un ritorno ad un piccolo mondo antico. Anche perché durante questa pandemia sono emerse le grande potenzialità che ci sono in queste aree”. Nel “decreto Rilancio abbiamo previsto 120 milioni aggiunti al Fondo per il sostegno alle attività economiche, imprenditoriali e commerciali nelle aree interne che a volte sono veri e propri presidi sociali. E lì c’è un pezzo del lavoro sull’industria turistica che proprio in quelle aree negli ultimi anni aveva fatto registrare grandi performance”. “Si pone la questione dello sviluppo e dell’innovazione, noi abbiamo la necessità e lo abbiamo fatto nel Decreto rilancio – ha aggiunto – di consolidare l’esistente e allo stesso tempo il per Sud di non perdere l’ambizione di guardare al futuro e proprio per questo abbiamo usato 150 milioni per rafforzare il credito d’imposta e ricerca e sviluppo nel mezzogiorno portandolo fino al 45% proprio per cercare di attrezzare il nostro sistema produttivo e non essere soltanto dipendente da agricoltura e turismo che pure hanno grandi potenzialità ma che da soli non ce la fanno in un’area di 20 milioni di abitanti. Sulla giustizia sociale – ha concluso – c’è un impegno a lavorare insieme al terzo settore perché le istituzioni questo lavoro non riescono a farle da sole”.
Conte-von der Leyen, Recovery Fund a altezza sfida Ue. Colloquio telefonico tra premier-presidente commissione europea – “Il Presidente del Consiglio e la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, hanno avuto uno scambio di vedute telefonico sulle prospettive di un “Recovery Fund” ambizioso e all’altezza della sfida del Covid-19, in vista della presentazione della proposta della Commissione Europea mercoledì 27 maggio”. Lo rende noto Palazzo Chigi.
Dl Rilancio: asili privati manifestano, noi dimenticati – Una manifestazione silenziosa in numerose piazze d’Italia per protestare contro il dl Rilancio, che “dimentica i servizi educativi da zero a sei anni”. È quanto organizzato per domani dal Comitato EduChiAmo, nato su iniziativa di un gruppo di gestori di strutture private lombarde e che ora rappresenta titolari di nido, servizi educativi e scuole private in tutte le regioni. Nel rispetto delle norme di sicurezza sul coronavirus, “domani staremo in silenzio per 2 ore – spiega il Comitato – e porteremo con noi simboli dell’infanzia, bambole e ciucci, coccarde e fiori bianchi che verranno abbandonati sul selciato, come siamo stati abbandonati noi. Indosseranno magliette bianche con scritto: Il nostro è un silenzio assordante ma non spezzerete la nostra voce”.
La manifestazione è a tutela di “più di 10 mila le strutture in tutta Italia – spiega il Comitato in una nota – di 185.000 bambini frequentanti i nidi privati. Perché oltre a non essere oggetto di alcun piano di riapertura, queste strutture si vedono negare la proroga della Cassa Integrazione per i lavoratori”. A scendere in piazza saranno gli operatori, i titolari delle strutture e i genitori, “gravemente preoccupati per il concreto rischio di non avere servizi a cui appoggiarsi per il rientro al lavoro”. “Se il Governo non interverrà rapidamente nel settore 0/6 – viene aggiunto – a settembre non riaprirà nessuno e si creerà un baratro sociale, economico, di perdite ingenti di posti di lavoro”. Le manifestazioni sono già in programma a Milano, Venezia, Roma, Palermo, Firenze, Torino e Terni.
Scuola: 8 per mille per l’edilizia scolastica. De Cristofaro, priorità alla ripartenza –“Con la dichiarazione dei redditi, da quest’anno si può destinare interamente l’8 per mille all’edilizia scolastica. Possiamo tutti contribuire concretamente a migliorare le scuole del Paese. Priorità alla scuola ripartenza”. Lo rende noto il sottosegretario all’Istruzione Peppe De Cristofaro.
Il Covid in un neonato gia’ il 26 febbraio a Parma. Primo isolamento in un lattante, retrodata circolazione virus – Primo caso di isolamento da un lattante di 7 settimane del SarsCov-2. Il campione naso-faringeo del lattante, ricoverato, è pervenuto al laboratorio il 26 febbraio. Ciò dimostra che “la circolazione del nuovo virus nella popolazione pediatrica avveniva già prima dell’epidemia riconosciuta in città” e supporta l’ipotesi che “nei bambini la circolazione del virus è spesso misconosciuta”. L’isolamento e’ s stato effettuato all’Università di Parma ed il dato è pubblicato su ‘International journal of infectious diseases’.
Fase 2: calano ancora i sanzionati, ieri poco più di 400. Dati Viminale, 127mila persone e 54mila esercizi controllati – Calano ancora i denunciati per violazione delle prescrizioni sugli spostamenti nel secondo giorno delle nuove regole in vigore da lunedì scorso. Ieri, informa il sito del Viminale, sono state controllate 127.392 persone: 409 sono state sanzionate per aver trasgredito i divieti di spostamento, 4 sono state denunciate per falsa attestazione o dichiarazione e 3 per aver violato il divieto di allontanamento dalle proprie abitazioni perché positive al virus. Lunedì i denunciati erano stati poco più di 600. Gli esercizi commerciali sottoposti a controlli sono stati 54.223: sanzionati 41 imprenditori e disposta la chiusura per 10 attività.
Fase 2: Cts, funerali momento classico per diffusione virus – “La chiusura dei funerali è stata una decisione sofferta e drammatica, ma sono uno dei momenti più classici della diffusione del virus. Il 4 marzo a San Marco in Lamis (Foggia) il funerale di una persona morta di Covid ha determinato 70 contagiati e alcuni decessi. A Roma la scorsa settimana ci sono stati 18 contagiati per un funerale”. Lo ha detto Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico in audizione alla commissione Affari sociali della Camera.
Fase 2: Cts,su scuole valutiamo impatto 9 milioni di ragazzi . ’17 giugno primo test. Difficile nuovi edifici a settembre’ – “Sulle scuole stiamo lavorando con il ministero dell’Istruzione, Inail e Iss. Gli esami del 17 giugno saranno un primo test, che coinvolgerà però un numero limitato di studenti, circa 500mila. A settembre ne torneranno quasi 9milioni se le condizioni lo consentiranno e dobbiamo valutare cosa significa questo impatto, anche sui trasporti, sulle strutture scolastiche. E’ improbabile immaginare che a settembre possano essere garantiti nuovi edifici”. Lo ha detto Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico, in audizione alla commissione Affari sociali della Camera.
Turismo: la pandemia non ferma desideri e sogni di viaggio. Booking.com, Roma, Firenze, Napoli, Milano, Venezia le più amate – I viaggi saranno anche stati messi in pausa durante questo periodo senza precedenti, ma la pandemia non ha impedito agli italiani di fantasticare sulle loro future possibilità di viaggio. Negli ultimi due mesi Booking.com ha analizzato milioni di “liste di desideri” di viaggiatori fiduciosi in oltre 100.000 destinazioni diverse dall’inizio di marzo. Bali, Andalusia, Londra, Florida e Parigi continuano ad essere al primo posto nei sogni dei viaggiatori di tutto il mondo, ma è il turismo domestico che occupa oltre la metà (51%) delle “liste di desideri” a livello globale, con una differenza del 18% rispetto ai dati del 2019 nello stesso periodo (33%). Il dato aumenta se si guarda l’Italia, dove i viaggi a livello nazionale rappresentano il 61% fra i desideri degli italiani, mentre nel 2019 erano al 53%. Dall’inizio di marzo, le destinazioni nazionali che sono state più volte selezionate nelle liste dei desideri degli italiani sono Roma, Firenze, Napoli, Milano e Venezia. A livello internazionale lo scenario non cambia, la Gran Bretagna e alcune grandi città europee (forse amate di più dopo tutte queste settimane di isolamento) sono al centro dei desideri degli italiani. Londra è in cima alla lista, seguita da Parigi (Francia), Barcellona (Spagna), Amsterdam (Olanda) e New York (Stati Uniti), mentre Lisbona (Portogallo), Marrakech (Marocco) e Praga (Repubblica Ceca). In generale nell’immaginario degli italiani i paesi più desiderati sono Italia, Spagna, Grecia, Francia e Stati Uniti d’America. Le tipologie di alloggio più ricercate dagli italiani sono hotel, appartamenti, Bed & Breakfast e guest house. I B&B sono al terzo posto delle tipologia di sistemazione preferite dagli Italiani (10%) con una notevole differenza rispetto al dato globale (3%). “Questi – spiega Arjan Dijk, Senior Vice President e Chief Marketing Officer di Booking.com – sono tempi senza precedenti, in cui la sicurezza rimane la massima priorità. Sappiamo anche che in tali momenti, anche solo sognare di esplorare di nuovo il mondo ha l’immenso potere di far esplodere la nostra immaginazione e mantenere alti gli spiriti. È incredibile vedere la gamma di esperienze di viaggio diverse che i nostri clienti sono stati impegnati a sognare mentre aspettano che si possa tornare a viaggiare di nuovo”.
Fase 2: Cts; usare mascherine normali, Ffp3 per specialisti – I cittadini dovrebbero usare “le mascherine normali, quelle che il decreto del 17 maggio definisce monouso, autoprodotte, di comunità: questa è la forma di protezione che ci auguriamo venga usata costantemente e che da settembre sarà utilizzata da tutti gli studenti quando potranno riaprirsi le scuole, ci auguriamo in maniera normale”. Lo ha detto Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico, in audizione alla commissione Affari sociali della Camera. “Purtroppo – ha ricordato Miozzo – c’è confusione tra i dispositivi ed il loro corretto uso. All’inizio ci fu una drammatica corsa al recupero di Dispositivi di protezione individuale (Dpi) e si tendeva a recuperare per uso domestico e privato il miglior dispositivo possibile, la mascherina Ffp3, difficile da usare, costosa e rara (dura solo qualche ora) e che dovrebbe essere impiegata solo dagli specialisti”.
Fase 2: Decaro (Anci), sindaci preoccupati per assembramenti – “Se i ristoratori e i gestori dei bar avranno l’esenzione della tassa sull’occupazione del suolo pubblico per sei mesi e se potranno aumentare la superficie occupata dai tavolini con procedure di autorizzazione più veloci, procedure che lavoriamo per rendere ancora più semplici, sarà merito dei sindaci. Quando rivendichiamo un ruolo è questo che chiediamo: poter scrivere insieme con gli altri livelli istituzionali norme, provvedimenti, regolamenti che si fondino sulla base della nostra esperienza quotidiana. Noi conosciamo e viviamo le difficoltà che vivono i cittadini così come gli operatori del commercio. E poi siamo noi sindaci a dover far rispettare quelle regole”. Lo dichiara il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, ricordando che i sindaci sono preoccupati per gli assembramenti.
Dalla riapertura generalizzata dei negozi, lo scorso lunedì, molti sindaci hanno espresso preoccupazione per gli assembramenti soprattutto di giovani e nelle zone più calde della movida cittadina. “Sono preoccupato io, sono preoccupati i miei colleghi – dice Decaro in una nota – perché, di fatto, il nuovo decreto ha dato una sensazione di ‘liberi tutti’. Ora o ciascuno di noi, a cominciare dai ragazzi, interpretiamo questa libertà con senso di responsabilità, applichiamo le regole sul distanziamento sociale, pensiamo al fatto che comportamenti irresponsabili mettono a rischio non solo la nostra salute individuale ma anche quella delle persone più fragili che abbiamo care, oppure saremo costretti a chiudere di nuovo i locali, con il danno anche economico che questo comporterebbe”. Un’eventualità da scongiurare con ogni mezzo. E il presidente dell’Anci avanza una proposta, rivolge una chiamata alla responsabilità anche nei confronti degli operatori dei locali. “Mettete a disposizione dei clienti, insieme al cocktail che servite loro, una mascherina. E’ illusorio pensare che possa essere esercitato un controllo da parte delle forze dell’ordine per ogni cittadino. Siamo in una nuova fase, c’è una maggiore libertà di movimento. La mascherina e il distanziamento sono le uniche difese dal contagio che ci permetteranno di evitare un nuovo più doloroso e pericoloso lockdown”.
Fase 2: Conte, non è momento movida, se no curva risale – “Grazie a voi italiani, ma non è finita, chiariamolo, non e’ il tempo dei party e della movida, altrimenti la curva risale”. Così il premier Giuseppe Conte ha risposto, lasciando il Senato, ad un’anziana che lo ringraziava “a nome dell’Italia” per l’impegno di questi mesi. “Abbiamo tolto l’autocertificazione perchè la curva era sotto controllo ma nessuno pensi che sono saltate le regole di precauzione”.
Altri 1.500 morti negli USA in 2 ore, oltre 91 mila le vittime. In America Latina 31.900 decessi, 300 mila i casi in Russia.
I morti per coronavirus negli Stati Uniti sono stati 1.500 nelle ultime 24 ore. E’ quanto emerge dai dati della John Hopkins University, secondo la quale i casi complessivi sono 1,52 milioni con 91.845 decessi, e si calcola che le vittime potrebbero superare quota 113.000 alla metà di giugno. Un nuovo importante avanzamento della pandemia da coronavirus in Brasile (+1.179 morti in un giorno) ha contribuito intanto ad un sostanzioso passo in avanti dei contagi (571.964) e dei morti (31.911) in America latina. La Russia ha superato i 300.000 casi accertati di Covid-19 e nell’ultima giornata ha anche registrato il maggior numero di morti in 24 ore: 135 contro i 115 di ieri.
Tornano a salire i contagi con l’incremento dei casi totali che è quasi raddoppiato, passando dai 451 di lunedì – il numero più basso dall’inizio del lockdown – agli 813 di martedì. Un dato su cui pesa sicuramente il maggior numero di tamponi effettuati rispetto al giorno precedente e che rappresenta comunque un monito, tanto che il ministro per le autonomie Francesco Boccia è tornato a ribadire che, in caso la curva riprendesse a salire, si dovrà necessariamente provvedere a nuove chiusure localizzate. Che saranno di esclusiva competenza dello Stato: la circolare del capo di gabinetto del Viminale Matteo Piantedosi ai prefetti chiarisce che non potranno essere i governatori a decidere se aprire o bloccare i ‘confini’: gli spostamenti potranno essere limitati solo con provvedimenti statali, adottati in relazione a “specifiche aree del territorio nazionale, secondo principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio epidemiologico effettivamente presente in dette aree”.
Il bollettino quotidiano della Protezione Civile dice che 16 giorni dopo l’avvio della Fase due i casi totali sono saliti a 226.699. Ma quel che conta è l’incremento, doppio rispetto a 24 ore prima. Un dato su cui pesano i numeri della Lombardia: su 813 casi, 462 sono nella Regione più colpita, che in un giorno fa segnare anche una risalita delle vittime – 54 nelle ultime 24 ore, mentre lunedì l’incremento era stato di 24 – e degli attualmente positivi: sono 27.291, 218 più di ieri mentre lunedì c’era stato un calo rispetto al giorno precedente di 357 malati. Che la Lombardia resti un problema lo conferma anche il rapporto tra contagiati e tamponi: se in tutta Italia è di circa 2 nuovi positivi ogni centro test fatti, a Milano e dintorni è ad oltre 4 su 100.
Nel resto d’Italia, invece, il trend continua complessivamente la discesa e, almeno per il momento, non si registrano particolari ripercussioni dopo l’allentamento delle misure deciso il 4 maggio: continuano a diminuire i malati in terapia intensiva (716, rispetto a domenica 33 in meno) in tutta Italia, con i posti occupati dai pazienti Covid che sono ben lontani dalla soglia critica del 30%, i guariti sono quasi 130mila e per la prima volta dal 15 marzo i ricoverati con sintomi tornano sotto i diecimila (9.991).
Tutte le regioni restano dunque al momento a rischio ‘basso’, mentre è ‘moderato’ in Lombardia, Molise e Umbria. I dati dei prossimi giorni, che terranno conto anche delle nuove riaperture, diranno se il trend rimarrà quello attuale o se è destinato a risalire. In questo caso, ha ripetuto ancora il governo, si dovranno necessariamente richiudere aree del paese. “Col coronavirus bisognerà convivere e se ci dovessero essere problemi in una singola regione, quest’ultima dovrà chiudere perché non possiamo fermare le altre” dice Boccia ricordando che il primo check – salvo dati particolarmente critici – ci sarà il 3 giugno. Ripartirà, afferma il ministro, la mobilità tra le regioni” ma per quelle “che hanno rischio medio o basso”.
Per chi, invece, avesse un “rischio alto, questo non sarà ritenuto opportuno”. Per quella data dovrebbe però finalmente essere pronta anche ‘Immuni’, la App per il contact tracing. E’ tornato a parlarne in commissione Giustizia al Senato il commissario Domenico Arcuri spiegando che l’applicazione è in fase di test e “verrà messa a sistema e fruibile per i cittadini a cavallo della fine di maggio”. Parole identiche a quelle pronunciate 15 giorni fa alla Camera, con una sola novità: sarà l’agenzia Saatchi & Saatchi ad occuparsi, a titolo gratuito, della campagna di comunicazione per convincere gli italiani a scaricare l’applicazione. Nuove chiusure, ben prima del 3 giugno, sono invece state ipotizzate sia dal presidente del Veneto Luca Zaia sia dal sindaco di Palermo Leonluca Orlando: le immagini della zone della movida e dei mercati affollati come in tempi normali non sono piaciute ad entrambi. Ma i dati del Viminale dicono che nel primo giorno di riaperture gli italiani si sono comportati bene, visto che su 127.601 persone controllate, solo 608 sono state sanzionate.