Coronavirus, in Abruzzo partiti test sierologici su 5561 cittadini

Coronavirus: in Abruzzo da oggi partiti i test sierologici su un campione ISTAT di 5561 cittadini. A svolgerli è la Croce Rossa Italiana.

La Croce Rossa Italiana ha iniziato stamani a contattare telefonicamente i cittadini individuati dall’Istat per essere sottoposti a test sierologico nell’ambito dello studio nazionale che coinvolge 150 mila cittadini in tutta Italia.

In Abruzzo il campione individuato dall’istituto nazionale di statistica è di 5561 cittadini residenti in 62 Comuni (1628 in provincia di Chieti, 1354 in provincia di Pescara, 1318 in provincia di Teramo e 1261 in provincia dell’Aquila).

La Croce Rossa, attraverso operatori appositamente formati dei 14 comitati territoriali abruzzesi, sta contattando i cittadini e fissando gli appuntamenti in uno dei 32 centri individuati dalle Asl, che eseguiranno materialmente il prelievo. I campioni saranno analizzati nei 2 laboratori dell’Aquila e Pescara.

I test sierologici, serviranno per stimare il numero delle persone che in Italia hanno sviluppato anticorpi al Coronavirus. “La durata complessiva della rilevazione dovrebbe essere di 15 giorni. C’è però un campione anticipatorio di circa 20 mila unità. Su una prima parte dei dati rilevati saremo quindi in grado di fornire delle anticipazioni”, spiega all’ANSA il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo. Un sotto-campione che “rappresenta un primo elemento attraverso cui raccogliere subito, in tempi abbastanza rapidi delle informazioni.

Senza aspettare l’elaborazione di tutti i 150 mila test”, chiarisce il presidente dell’Istat. L’Istituto nazionale di statistica firma l’indagine insieme al ministero della Salute, con collaborazione operativa della Croce Rossa. L’Istat, ricorda Blangiardo, ha promosso l’indagine, mettendo a punto il campione con “il supporto metodologico della società italiana di statistica (Sis) che sta facendo un prezioso lavoro di riflessione sui disegni di indagine e analisi future delle pandemie”. “Il campione anticipatore ha al momento la finalità di fornire in fretta le informazioni e ricalibrare meglio con dei piccoli interventi se necessari”, sottolinea. Ma, aggiunge, “questo tipo di campione potrà diventare un termine di riferimento per ulteriori campioni per un’osservazione longitudinale, se lo si riterrà opportuno”.

L’indagine prevede anche un sistema di indicatori per misurare quotidianamente la qualità della rilevazione sul campo. Se la dimensione del campione è di 150 mila unità, “il numero delle unità selezionate è però superiore di 2-3 decine di migliaia, siamo sui 170-180mila. In modo tale che ci sia la possibilità di recuperare le cadute strada facendo”, fa poi sapere Blangiardo. “La speranza ma anche la previsione è che trattandosi di qualcosa che ha anche un’interesse diretto da parte delle persone selezionate ci sia una ampia partecipazione”, dice, puntualizzando che non c’è nessuna obbligatorietà. Quanti risulteranno positivi “saranno sottoposti a tampone”, precisa, rimarcando che l’obiettivo è capire quanti siano gli asintomatici, ovvero la “parte sommersa dell’iceberg”. Riguardo al risultato atteso, il presidente dell’Istat non si sbilancia ma fa notare come un’esperienza di test “più o meno analoga alla nostra si sia avuta in Spagna recentemente. E alla fine l’incidenza era attorno al 5% in media”.

A COSA SERVONO – Capire quante persone in Italia hanno sviluppato gli anticorpi al Coronavirus, anche in assenza di sintomi, stimare dimensioni e estensione dell’infezione nella popolazione e descriverne la frequenza in relazione ad alcuni fattori quali sesso, età, regione di appartenenza, attività economica. Questo al fine di indirizzare politiche a livello nazionale o regionale e per modulare le misure di contenimento del contagio. L’adesione è volontaria e i test sono gratuiti. Nessun obbligo da parte dei cittadini di rispondere alla chiamata.

Sarà la Lombardia la regione con il campione maggiore pari a 20mila individui. La scelta tiene conto, infatti, oltre che della demografia, anche delle stime sulla pervasività del virus a livello territoriale. Altre grandi Regioni si collocheranno poco sotto i 10mila selezionati, meno di 4mila in quelle più piccole o meno toccate dall’epidemia. I test verranno effettuati “con esclusiva finalità di ricerca scientifica”, aveva chiarito il premier Conte nell’informativa alla in Aula alla Camera. “Occorrerà – aveva aggiunto – uno sforzo che si basa sul lavoro di volontari sul territorio” e ci sarà “una struttura nazionale di coordinamento”. In una nota diffusa alla vigilia del via ai test da ministero della Salute, Istat e Cri, si sottolinea che “la riservatezza dei partecipanti sarà mantenuta per tutta la durata dell’ indagine”. A tutti i soggetti che partecipano sarà assegnato un numero d’identificazione anonimo per l’acquisizione dell’esito del test. Il legame di questo numero d’identificazione con i singoli individui sarà gestito dal gruppo di lavoro dell’ indagine e sarà divulgato solo agli enti autorizzati, viene spiegato. “Gli esiti dell’indagine, diffusi in forma anonima e aggregata – spiega ancora la nota – potranno essere utilizzati anche per altri studi scientifici e per l’analisi comparata con altri Paesi europei”.

Le persone selezionate saranno contattate al telefono dai centri regionali della Croce Rossa Italiana per fissare, in uno dei laboratori selezionati, un appuntamento per il prelievo del sangue. Potrà essere eseguito anche a domicilio se il soggetto è fragile o vulnerabile. Al momento del contatto verrà anche chiesto di rispondere a uno specifico questionario predisposto da Istat, in accordo con il Comitato tecnico scientifico.

La Regione comunicherà l’esito dell’esame a ciascun partecipante residente nel territorio. In caso di diagnosi positiva, l’interessato verrà messo in temporaneo isolamento domiciliare e contattato dal proprio Servizio sanitario regionale o Asl per fare un tampone naso-faringeo che verifichi l’eventuale stato di contagiosità.

SI TRATTA DI UN TEST QUANTITATIVO, DA NON CONFONDERE CON QUELLI EMATICI “PUNGIDITO” ORGANIZZATI DAI SINDACI, totalmente inefficaci e “bocciati” dal Dipartimento Prevenzione. A spiegare la differenza il dott. Claudio D’Amario negli studi di Pronto Medicina Facile di Rete8 (Video).

 

 

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