Sarebbe drammatico, se confermato, l’impatto ecologico dello scandalo del depuratore di Chieti. Nelle carte dell’inchiesta della DDA con 9 indagati si fa riferimento a liquidi tossici sversati nel Pescara e fanghi interrati.
La Direzione Distrettuale Antimafia ha ipotizzato nel decreto di perquisizione, uno scenario di disastro ambientale di proporzioni enormi: “pur essendo a conoscenza dell’inquinamento che provocano le acque reflue rilasciate dall’impianto di depurazione consortile, gli indagati continuavano dolosamente a sversare nell’area circostante liquidi inquinanti interessando, oltre le acque superficiali, anche le acque sotterranee e persino l’interramento dei fanghi”. Nel rapporto del Corpo Forestale dello Stato si fa riferimento anche ad acque reflue non depurate ma scaricate nel Pescara, con tanto di documentazione fotografica di scarichi fuorilegge. Decine al giorno sarebbero stati i Tir provenienti dal Nord carichi di sostanze da smaltire nell’impianto di Chieti: per l’accusa le analisi in alcuni casi non sarebbero state effettuate, la documentazione di accompagnamento alterata, e le sostanze entrate senza conoscerne la vera natura. I nove indagati sono i vertici della Depuracque e altri imprenditori del settore ecologico, ma fanno rumore i nomi dei tre responsabili del Consorzio di Bonifica Centro, un ente pubblico.
Corposissima la documentazione sequestrata fino a tarda sera: oltre 20 faldoni di registri con i nomi delle ditte, le date, i bandi di gara, e i verbali delle ispezioni della Asl e dell’Arta. I magistrati e gli investigatori della Direzione Distrettuale Antimafia vorranno ricontrollare anche… i controlli stessi. Anche questi di enti pubblici.
Di seguito il comunicato del Consorzio di Bonifica Centro
In relazione agli articoli apparsi sulla “pagina locale di Chieti” di alcuni Quotidiani con oggetto “l’indagine condotta dalla Guardia Forestale per presunto disastro ambientale addebitabile al Depuratore di San Martino di Selvaiezzi di Chieti, la Presidenza del Consorzio di Bonifica Centro tiene a precisare quanto segue.
Nell’impianto consortile vengono lavorati esclusivamente liquidi di provenienza organica e cioè da fognature, da spurgo di pozzi neri, nonché da rifiuti liquidi provenienti da altri impianti (percolati, acque di lavaggio, reflui di lavorazioni alimentari), tutti ricompresi nell’ambito dei codici CER per i quali il Consorzio è stato autorizzato dalla Regione Abruzzo mediante apposita A.I.A. rilasciata fin dal 2008 e valida fino all’anno 2018.
Tali reflui lavorati dal Consorzio sono biodegradabili e pertanto per loro stessa natura non in grado di generare alcun disastro ambientale.
Nella stessa indagine è coinvolta anche la Depuracque Srl che, in altro sito contiguo a quello consortile, lavora fluidi di altra natura con processo di tipo chimico diverso da quello biologico usato dal Consorzio.
Si sottolinea pertanto la differenza sostanziale delle due lavorazioni soprattutto in ordine alla pericolosità ambientale dei fluidi trattati.
In ogni caso, il Consorzio di Bonifica Centro esprime la massima fiducia nell’operato degli organi inquirenti e dichiara la piena disponibilità ad ogni forma di fattiva collaborazione ai fini di chiarezza.