Le conseguenze della scoperta sono approdate spesso nelle aule di giustizia: l’ultima sulla mega discarica di Bussi sono i ricorsi per paura di acqua inquinata. Le cause promosse dal Codacons Abruzzo per conto di alcuni cittadini di Chieti.
Se le malattie si manifesteranno davvero, e soprattutto se il loro manifestarsi sarà da imputare all’acqua inquinata, forse non lo sapremo mai, almeno non fino all’epilogo anche processuale di tutte le vicende legate alla mega discarica di Bussi. E’ certo invece che alcuni cittadini abbiano – legittimamente – avuto paura di contrarle, le malattie, semplicemente bevendo l’acqua del rubinetto. Un gesto semplice del vivere quotidiano che però, nei giorni della scoperta del sito dei veleni, aveva scatenato i timori dei cittadini della Valpescara. Paure fondate, più che psicosi, visto che il sospetto che dai pozzi S. Angelo uscisse acqua inquinata venne in qualche modo legittimato dal fatto che gli stessi pozzi furono poi chiusi. Troppo tardi? Vedremo, intanto sul tavolo del giudice di pace di Chieti c’è il costo di quella paura: sono attese per metà giugno le sentenze relative ai ricorsi contro l’operato dell’Aca, l’azienda acquedottistica, promosse dal Codacons Abruzzo per conto di quattro cittadini di Chieti. Quattro cause pilota intentate contro l’Aca per chiedere un risarcimento di 5000 euro ciascuno per i danni morali subiti dai ricorrenti. Il precedente c’è, a fare giurisprudenza è una sentenza della Corte di Cassazione che ha riconosciuto a 85 cittadini il diritto ad essere risarciti per avere avuto paura di ammalarsi dopo il disastro di Seveso.