Una vita da romanzo ma anche un personaggio-chiave per interpretare due professioni (giornalista e avvocato penalista), la politica degli ultimi trent’anni, l’Abruzzo e L’Aquila. Presentato “Don Attilio Cecchini Il giornalista di razza. Il principe del foro. L’impolitico” di Angelo De Nicola (One Group Edizioni).
“L’invincibile “don Attilio”. Se c’è un personaggio-simbolo della “resistenza” aquilana post sisma, questo è il 93enne avvocato Attilio Maria Cecchini. E non soltanto perché sei anni fa, a dispetto dei suoi 87 anni, è sopravvissuto a uno spaventoso incidente stradale, che aveva fatto temere il peggio, dopo essersi schiantato alla guida della sua utilitaria con un mezzo pesante dei vigili del fuoco. Personaggio-chiave, personaggio-simbolo, ma anche uno snodo dell’Aquilanitas”, spiega Angelo De Nicola.
Il giornalista e scrittore aggiunge: “Questo saggio (e non una biografia) vuol ripercorrere il “romanzo” della sua vita attraverso documenti (articoli, interviste, scritti, testimonianze) suddivisi per agevolare la narrazione in tre parti. La prima: il giornalista d’assalto in Venezuela dove emigra, senza una lira in tasca nonostante fosse di famiglia borghese, negli anni ’50 inseguendo un sogno di libertà; citato anche da Garcia Marquez. La seconda: tornato nel ’60 in Italia, penalista fino alla fama nazionale; il legale che ha smontato il “teorema Tragnone” nello Scandalo Pop quando, nel 1992, l’intera Giunta regionale dell’Abruzzo finì in carcere per una presunta “Clientopoli”; ma anche l’avvocato che non esita a entrare in guerra col “Palazzo” per difendere l’innocenza di un “povero cristiano di nome Michele Perruzza” che assiste gratuitamente, per principio; e, dopo il sisma, difensore da un lato dei costruttori in molti processi tra cui quello simbolo della Casa dello Studente e, dall’altro, di parte civile in quello della Commissione Grandi Rischi. La terza: l'”uomo nuovo” che, nel 1994, si candida a sindaco dell’Aquila nel dopo-rivoluzione di “Mani pulite” che vedrà la vittoria del comunista Antonio Centi e la sconfitta dell’impolitico.
Un personaggio-chiave, appunto. È fondamentale, per guardare al futuro, rileggerne oggi gli articoli e le corrispondenze (sotto falso nome) dal Venezuela e dall’intera America Latina; riesaminare le battaglie legali e di puro principio; valutarne l’azione politica fuori da schemi e partiti; riassaporarne i saggi sull’Aquilanitas, una vera “malattia” dell’anima. E, perché no, scoprirne alcune della sue poesie inedite come quella da lui più amata, “Litania a Mexico”, “teschio d’America/ corroso dall’incubo yankee”…
Il servizio del Tg8