Esperimento SOX. L’INFN accoglie l’invito del vicepresidente della Regione Lolli a far ripartire da zero l’iter delle comunicazioni al tavolo per la sicurezza del Gran Sasso.
“L’informativa era ancora incompleta, ma se si vuole entrare nel merito dall’inizio siamo pronti”. Piena collaborazione viene annunciata dal direttore dei laboratori INFN del Gran Sasso Stefano Ragazzi, dopo i richiami ad attenersi al protocollo stipulato tra le istituzioni e gli operatori, a tutela della sicurezza del bacino idrico. Incidente diplomatico chiuso, anche se per certi versi in qualche modo, le difficoltà degli scienziati a cimentarsi nell’inedito campo della notifica delle carte erano già insite nelle esplicite dichiarazioni dello stesso direttore al nostro telegiornale proprio il giorno stesso in cui sottoscrisse il protocollo (“lo avverto come un cappio al collo (clicca qui)“).
L’incidente diplomatico risolto -ha tenuto a sottolineare Ragazzi – “non preclude il programma delle verifiche previste, le quali” – già autorizzate dagli organismi governativi ed una volta comunicate al tavolo regionale – “sono appunto verifiche preliminari tese a stabilire se, come e quando, si andrà avanti con l’esperimento”. Al momento, come lo stesso Lolli ha tenuto a spiegare, è accaduto soltanto che un camion vuoto è entrato e uscito dai laboratori per verificare -appunto- se aveva spazio per entrare ed uscire.
UNA RIFLESSIONE
Altro tema, molto più ampio, su cui ieri è intervenuto al nostro Tg l’ex direttore dei Laboratori Coccia (clicca qui) è se la scienza possa essere fermata. La risposta al rilevante quesito posto dal Rettore non può che essere quella della compatibilità, della sostenibilità e della trasparenza, delle attività che il laboratorio svolge, che è il motivo stesso del tavolo istituito a L’Aquila. Gli scienziati devono abituarsi a spiegare un attimo prima. Devono leggere come priorità che la sicurezza è una precondizione, all’interno di un sistema ad alto rischio sismico, e con un bacino idrografico che alimenta decina di migliaia di rubinetti d’acqua. Una trasparenza che va pretesa, anche perché chiuderebbe molti spazi (nel nostro ambito della comunicazione) anche a “bufale” che è imbarazzante, poi, dover smentire.
Ma non scopriamoci ipocriti solo adesso; non sorprendiamoci del fatto che in una istituzione scientifica internazionale che si chiama Laboratorio di Fisica Nucleare si facciano -da decenni- ricerche da Nobel sulla… fisica nucleare, e non sulle ricette di cucina. Ricerche fondamentali non solo per la scienza, ma per il progresso e l’utilità pratica dell’umanità. Vanno fatte con il 101% di sicurezza? Lo pretendiamo. Torniamo indietro? Allora accomodiamoci nel Medioevo.
Ma proprio non si vuole capire la situazione che pure è semplice.
I laboratori del Gran Sasso sono immersi in un acquifero. Le attuali captazioni potabili sono a meno di 200 m dalle attività dei laboratori.
La Legge non consente lo stoccaggio di sostanze pericolose e radioattive in queste condizioni. Dovrebbero essere i responsabili del laboratorio e gli scienziati che vi lavorano a rispettare la Legge. Invece Progettano esperimenti contro la legge e poi se qualcuno protesta mettono avanti il progresso. Ma che modo di fare e? Mi sembra inaccettabile. Ma chi credono di essere per essere sopra la legge. Facessero i loro esperimenti con sostanze pericolose e radioattive dove si può e non ai laboratori del gran sasso. Nessuno vuole fermare niente. Semplicemente si chiede rispetto per la legge la quale vietando lo stoccaggio di sostanze pericolose e radioattive semplicemente tutela la salute pubblica.