L’esplosione alla materna di Piano D’Accio si sarebbe potuta evitare. Lo ha affermato al processo il perito della Procura.
“Andavano messi in atto i dovuti accorgimenti manutentivi” ha sostenuto l’ingegner Francesco Milia ascoltato questa mattina nel corso delle seconda udienza del processo per disastro colposo. Gli imputati sono l’ex presidente della Cpl Concordia Roberto Casari (a luglio scorso finito ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulla metanizzazione di alcuni comuni del casertano), Daniele Spiaggiari, consigliere di amministrazione di Cpl, il direttore di area tecnica Alfredo Lupi, i responsabili della commessa Walter Lucidi e del cantiere Massimo Lancia. Per loro le accuse in base ai diversi ruoli e funzioni sono relative al non aver garantito il rispetto delle norme di sicurezza nel vano caldaia.
Nel corso dell’udienza l’ing. Milia ha risposto anche in merito alle dimensioni della griglia di aereazione, sottolineando che “se anche fosse stata di dimensioni maggiori non avrebbe evitato l’esplosione, ma che questa, in quel caso, avrebbe avuto conseguenze minori”. Tra i testimoni anche un dirigente del Comune, che ha sottolineato come determinati lavori di manutenzione spettassero proprio alla ditta appaltatrice.
L’ESPLOSIONE. Il 3 ottobre del 2013, appena due ore dopo l’uscita da scuola dei 34 bambini che frequentavano la scuola avvenne l’esplosione, causata -per la Procura- da tutta una serie di carenze a livello di sicurezza che nel caso di una fuga di gas per la rottura di un riduttore di pressione, non avrebbero consentito al metano di uscire all’esterno, con il vano caldaia che si sarebbe saturato in brevissimo tempo.