Stavolta sono le “evasioni” più che le invasioni de il Falco di Montesilvano Mario Ferri, a costare caro al più noto disturbatore calcistico del mondo. La condanna del Tribunale di Pescara.
Ad “ingabbiare” il Falco per 18 mesi è la sentenza pronunciata ieri dal giudice monocratico di Pescara Francesca Manduzio, che ha condannato Ferri per il reato della violazione dell’obbligo di firma, cui era sottoposto a causa delle sue precedenti gesta negli stadi di tutto il mondo. Al Falco costerà caro non aver voluto rinunciare alle sue gesta, ma lui si è difeso nel processo e si appellerà alla sentenza cono la tesi che “non vi è la certezza della colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio”. Ferri, non nuovo a disavventure giudiziarie, è stato anche rinviato a giudizio e sarà processato per la ricettazione di un telefonino rubato in una discoteca. Ma le sue performances più note sono quelle nei campi di calcio di tutto il mondo con una serie di invasioni di campo (a volte persino annunciate) che lo hanno reso l’incubo degli steward, riuscendo a violare la sicurezza anche ai mondiali del Sudafrica e del Brasile. Tra le sue magliette più note (oltre all’immancabile stemma di Superman), quelle dedicate ad Antonio Cassano, del quale chiedeva il ritorno in nazionale. E’ stato autore di performances di pessimo gusto, come quella che rischiò di provocare una strage di ciclisti all’arrivo di una tappa del Giro d’Italia proprio a Pescara. Ma ha sposato anche campagne per i diritti civili. La sua abilità è diventata negli anni un mestiere, svolto sul filo della legalità. Ha trovato sponsor, fa l’invasore anche in feste private, è abilissimo nel padroneggiare i media. La recente scelta di ormai tutte le regie televisive di non inquadrare più le invasioni di campo durante le partite ha un po’ ridimensionato la sua popolarità. Adesso, anche in sede giudiziaria il Falco di Montesilvano torna a far parlare di se’.