I carabinieri hanno chiuso le indagini sul colpo con l’esplosivo dell’ottobre scorso al bancomat di Fara San Martino: arrestato il quarto componente della banda. Il furto andò male per i malviventi: fuggirono con pochi contanti ed un complice fu ferito dall’esplosione
I Carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Lanciano, agli ordini del Tenente Colonnello Vincenzo Orlando, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del 35enne Angelo Di Bartolomeo, residente a Cerignola, considerato il quarto componente del gruppo malavitoso che nella notte del 9 ottobre scorso fece saltare il bancomat delle filiale BPER di Fara San Martino, insieme a tre complici, tutti già arrestati nel corso delle indagini, uno dei quali rimase ferito per gli effetti dell’esplosione e venne lasciato al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Vasto. Il bottino fu misero: poche banconote raccolte dai malviventi in fuga, mentre il grosso del denaro rimase sparpagliato in strada all’arrivo dei Carabinieri.
I militari del NOR di Lanciano diretti dal Tenente Giuseppe Nestola hanno svolto ulteriori approfondimenti investigativi, analizzando il traffico telefonico e telematico e delle celle di aggancio relativi all’utenza cellulare del sospettato, dalle quali è stato possibile stabilire con assoluta certezza la sua presenza al momento dell’esplosione.
Ricostruita anche la via di fuga: in particolare è emerso che Di Bartolomeo, già conoscitore della zona poiché in passato ha dimorato in Abruzzo, sfruttando la sua conoscenza del territorio, ha fornito un contributo materiale e morale, accompagnando a distanza con un’altra autovettura, rimasta fuori dall’area dell’obiettivo, gli autori del colpo, mettendo loro a disposizione indicazioni utili per la fuga e per evitare l’individuazione e fungendo da “staffetta” fino a raggiungere la destinazione pugliese.
Il GIP di Chieti, nell’applicare la custodia cautelare in carcere, ha evidenziato a carico dell’indagato una “spiccata capacita a delinquere, incompatibile con altre forme custodiali meno afflittive (es. arresti domiciliari) sottolineando come lo stesso sia capace di saper dirigere a distanza le altrui azioni criminose, senza esporsi direttamente in prima linea, per cui anche dal domicilio il rischio di reiterazione non sarebbe escluso, evidenziando la necessità di interrompere ogni eventuale prosecuzione di contatti con altri soggetti appartenenti all’organizzazione al fine di ostacolare ogni possibilità di ricostituzione di altri gruppi criminosi provenienti dal medesimo contesto ambientale”. L’arrestato è stato tradotto presso la Casa circondariale di Foggia a disposizione dell’Autorità Giudiziaria teatina.