La City Pescara: chiusa l’inchiesta della Procura con 15 indagati per il cambio della destinazione d’uso, la Squadra Mobile chiede di aprire un nuovo filone: “Operazione per salvare le ditte dai debiti”.
L’operazione da 42 milioni di euro per spostare la sede pescarese della Regione è finita all’attenzione della magistratura dopo un esposto del Movimento Cinque Stelle (qui tutti gli articoli sul caso che ha portato 15 indagati, tra cui l’ex sindaco di Pescara Mascia), e adesso promette sviluppi anche su un ulteriore fronte investigativo, legato all’aspetto finanziario della controversa operazione pubblico-privato.
Dalle risultanze investigative emerse nel filone principale, il quadro davanti agli investigatori della Squadra Mobile di Pescara diretti da Pierfrancesco Muriana, farebbe riferimento –rivela il quotidiano Il Centro nell’edizione odierna– ad un’altra ipotesi di reato, quella di turbativa d’asta. In particolare gli investigatori hanno focalizzato l’attenzione sulla società Imar, che fu la prima ad avviare l’intervento costruendo i primi due edifici nell’area dell’ex fornace Tinaro. Questa società, attualmente ammessa alla procedura di concordato preventivo, avrebbe dovuto incassare con l’operazione circa 19 milioni di euro. Su di essa è in corso –rivela sempre il quotidiano– una parallela indagine della Guardia di Finanza su un giro di 43 milioni di fatture emesse per ottenere finanziamenti dalle banche. Che nello specifico, secondo gli investigatori della Finanza, avrebbero concesso credito all’azienda senza poi riavere i fondi e senza aver presentato querela. Operazioni che probabilmente -secondo la Finanza- avrebbero dovuto portare già molto prima (almeno nel 2011) a ben diverse procedure concorsuali a carico della Imar, la quale invece è stata ammessa al concordato con continuità proprio in virtù delle prospettive aperte dall’affare “La city”. Adesso gli investigatori pescaresi hanno chiesto ai PM Mantini e Di Serio semaforo verde proprio per proseguire su questo nuovo fronte d’indagine