Si profila un futuro in certo per i circa sessanta lavoratori dell’azienda speciale Majella Morrone, messa in liquidazione per l’insanabile situazione debitoria.
Troppo indebitata per uscirne fuori, per questo l’azienda speciale Majella e Morrone sceglie la liquidazione volontaria. Nata come società pubblico-privata con il compito di gestire i servizi sociali della Comunità montana omonima, l’azienda da qualche mese è alle prese con una difficilissima situazione finanziaria, fatta di introiti non percepiti e conseguentemente di stipendi non pagati. Il debito che si è creato è enorme, si parla di circa 4 milioni di euro per mancato assolvimento di tributi, e la prospettiva di ricevere i soldi reclamati dai Comuni si è allontanata notevolmente, visto che gli stessi Comuni non ritengono corretta la rendicontazione prodotta. Intanto Equitalia bussa, e non è ben chiaro chi dovrà aprirle la porta, se il gatto che morde o la coda che viene morsa. In attesa di uno sblocco dei pagamenti che non è mai arrivato e barcamenandosi tra promosse non mantenute, i 63 lavoratori hanno manifestato in tutti i modi lo stato di crisi dell’azienda, ultimamente anche insieme ai agli ex interinali di Attiva, a Pescara. Intanto però molti di loro hanno continuato a garantire l’assistenza ai disabili e altri servizi sociali essenziali. L’ultima mensilità ricevuta risale al mese di settembre, soldi che i lavoratori hanno percepito poco prima di Natale con la promessa che presto sarebbero stati liquidati tutti gli arretrati. Invece ora l’unica liquidazione che potrebbe arrivare è quella dell’intera azienda, sopraffatta dai crediti che non è riuscita ad esigere dai Comuni per i quali ha prestato la propria opera e dai debiti contratti in attesa del saldo non arrivato. La decisione dovrebbe essere presa martedì nell’assemblea dei soci convocata dalla commissaria Cinzia De Santis. Se l’azienda chiuderà, la gestione dei servizi fin qui svolti per conto dei Comuni dovrebbe tornare alla Comunità Montana, che a sua volte dovrebbe riaffidarli a alcune cooperative esterne. La speranza, per i lavoratori dell’azienda speciale, è che si tenga conto della loro esperienza maturata sul campo.