Tornano in libertà anche se con misure attenuate due indagati nell’inchiesta sugli appalti de L’Aquila; confermati invece i domiciliari per un terzo indagato.
Lo ha stabilito il tribunale del riesame aquilano, a cui si sono rivolte tre delle 10 persone finite agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta su presunte mazzette in 12 appalti pubblici di ricostruzione post-terremoto 2009, gestiti dagli uffici dei beni culturali d’Abruzzo. A Marcello Marchetti, de L’Aquila, architetto del segretariato Mibact, e Mauro Lancia, di Pergola (Pesaro Urbino), contitolare della Lancia Srl, il tribunale del riesame ha revocato i domiciliari: al primo resta l’interdizione dall’esercizio della professione e dell’ufficio, mentre per il secondo c’è il divieto di dimora a L’aquila.
Il tribunale del riesame ha invece respinto l’istanza dei legali di Lionello Piccinini, aquilano, geometra del segretariato Mibact e tra i principali indagati, dopo essere stato intercettato a conteggiare i soldi per gli inquirenti probabile frutto di tangente, a sfottere le ditte che rimanevano escluse in favore di quelle che pagavano e ad avanzare dubbi su alcuni lavori-chiave come quello al teatro comunale.
L’inchiesta sugli appalti ha portato anche a 5 interdizioni dall’attività e a 20 indagati tra professionisti, funzionari Mibact e imprenditori. Nel complesso, le decisioni del tribunale confermano il castello accusatorio della procura che non intenderebbe presentare ricorso. Secondo i giudici, alla luce dei dati e delle prove acquisite per due dei dieci arrestati non c’è l’esigenza degli arresti. Anche altri indagati raggiunti da misure cautelari hanno presentato ricorsi al riesame che però hanno ritirato prima del pronunciamento, altri invece non hanno neppure tentato la strada.
L’intenzione del procuratore Michele Renzo e del sostituto Antonietta Picardi, titolari del fascicolo, sarebbe comunque quella di velocizzare il più possibile la chiusura delle indagini.