Anche a L’Aquila sul capoluogo si arroventa lo scontro. Il sindaco: “Ai tanti ciarlatani: so come si difende questa terra”.
“A quelli che ancora inzuppano velenosamente il pane in questa storia del capoluogo e mi chiamano in causa, adesso lo dico una volta per tutte. Nessuno mi ha mai regalato niente, dai 20 anni in poi sono cresciuto senza il conforto di una madre, da ragazzo per avere qualche lira in tasca ho fatto lo spazzino e l’operaio, il manovale e il garzone di bottega. Ogni carica politica l’ho azzannata con i voti e il consenso della gente. Il 6 aprile 2009 ho respirato fino in fondo l’odore della polvere e la puzza di gas, ho dovuto riconoscere sorelle e fratelli caduti, ricacciare indietro le lacrime per sembrare più forte e confortare una comunità che rischiava di scomparire. Per sette mesi ho fatto la doccia in un container e ho dormito fino all’ultimo giorno in una tendopoli. Ho fatto guerra a governi di ogni colore e digiunato per reclamare soldi per la ricostruzione. Ho passato notti insonni, ho sofferto e pianto di nascosto. Perciò nessun ciarlatano mi venga a insegnare come si ama e si difende questa terra: lo so meglio di ognuno di voi, politicanti da strapazzo”.
E’ il contenuto del post del sindaco de L’Aquila Pierluigi Biondi, intervenuto su Facebook in merito allo scontro sul capoluogo che divide anche al loro interno centrodestra e centrosinistra. Ed è bastato per innescare il confronto social. A rispondergli è Americo Di Benedetto, il candidato del centrosinistra battuto proprio da Biondi alle Comunali:
Credo che alcuni post si commentino da soli. La nostra città (…i suoi cittadini) ha bisogno di rispetto e delicatezza, non di arroganza da posizione. Ha bisogno di rispetto, sì! Non per campanile, ma per cultura delle relazioni ed educazione storica generale. Non c’è la necessità di capi (non a caso al plurale) popolo.
Un Sindaco parla della dura storia delle persone che rappresenta, non della sua legittima storia personale. Ascolta la storia delle persone che è chiamato a rappresentare, per l’appunto, che, con molta più sofferenza, avrebbero, queste sì, il diritto di narrare. Ho timore, molto timore. Ho timore che si sia perso il senso delle cose. Il senso civico delle cose. Non amo i depositari della verità. Non li amo, in modo particolare, quando sono chiamati a decidere le sorti di tanti. Non solo le loro. Continuerò sulla mia strada, come mio solito. Da questo momento, però, con un po’ più di fermezza. Di questa maggiore fermezza, credo, adesso, L’Aquila abbia bisogno. E io proverò a dargliela.