Abruzzo abbandonato, da oasi a discarica per disattenzione e disinteresse: la denuncia di Arpo che chiede l’intervento del governatore D’Alfonso.
E’ sempre più drammatica la situazione che vivono gli allevatori abruzzesi: lo grida a gran voce l’Arpo Abruzzo, l’associazione regionale dei produttori ovicaprini, di cui si fa portavoce Nunzio Marcelli, in una nota inviata agli organi di stampa, per sollecitare l’intervento del presidente della regione, Luciano D’Alfonso.
Nella nota si legge quanto segue: “Riceviamo da Cellino Attanasio una lettera di allevatori, che ben illustra la situazione drammatica che vivono gli allevatori della montagna abruzzese: mai piegati dagli eventi climatici né dai terremoti, sempre capaci di risollevare se stessi e i territori di cui si prendono cura, ora gli allevatori rischiano di soccombere a causa del dissesto idrogeologico che sta travolgendo strade e campi. Pensiamo che dentro i provvedimenti per il sisma e le calamità naturali dovremmo trovare le risposte a questo fenomeno, ma non sempre i piccoli enti locali, anche per mancanza di risorse professionali e uffici adeguati possono cogliere questa opportunità. Da Colle Fiorito, nelle Marche, dove si sta seminando la lenticchia con l’esercito perché la strada è inagibile, a Cellino Attanasio, dove si combatte per avere una strada che permetta di mantenere in vita l’azienda – inutile ricostruire capannoni se non ci sono le strade -, c’è bisogno di uno sguardo strategico per evitare la desertificazione delle campagna e la scomparsa delle colture e degli allevamenti”. Al governatore d’Abruzzo, continua la lettera a firma di Marcelli, “chiediamo un incontro per poter serenamente affrontare quello che è un problema comune a tutta la ruralità di prossimità, a quella agricoltura che vive di tipicità proprio perché radicata nelle aree interne e che di queste aree è la prima barriera contro il dissesto; certo da sola, però, non basta e non basterà nemmeno solo sistemare il danno: bisognerà mettere in sicurezza e consolidare”.
Pubblichiamo di seguito la lettera della Fattoria Gioia da Cellino Attanasio.
“La strada comunale SL42 porta a due aziende agricole funzionanti piú una terza che ha fatto richiesta di primo insediamento, nell’ottica di ripopolare le campagne e praticare la piccola agricoltura contadina; porta anche a una famiglia inglese, intenzionata a realizzare un bed and breakfast, ma che, considerata la viabilità, non ne ha più fatto niente, mettendo in vendita l’immobile. La nostra Fattoria Gioia ha 50 capre, 4 mucche, 5 maiali neri d’Abruzzo, 20 famiglie di api, 800 olivi. I nostri prodotti li vendiamo direttamente ai GAS, ristoranti di qualità o al mercato contadino di Teramo e sono recensiti nella guida di Slowfood. Accogliamo volontari da tutto il mondo tramite il circuito WWOOF Italia per imparare l’agroecologia. La nostra azienda agricola è sulle colline di Valviano da più di 200 anni e non ci sono mai stati grossi problemi di viabilità. L’assenza totale di manutenzione ordinaria, due anni fa ci ha lasciati completamente isolati e senz’acqua, noi e gli animali, per diversi giorni. Solo dopo la nostra richiesta è intervenuta la Protezione Civile, che ha messo dei gabbioni di emergenza in somma urgenza. La strada è rimasta chiusa al traffico per sei mesi, portandoci a chiudere definitivamente l’attività di agriturismo e fattoria didattica. Abbiamo aspettato fiduciosi per due anni sperando che il Comune presentasse un progetto per consolidare la strada, ma gli unici soldi investiti sono venuti da una raccolta fondi fatta per pagare la breccia perché col fango la strada era impraticabile (crowdfunding agroecologia e resilienza).
Il Comune ha 60.000 euro di disavanzo di fondi FAS presso il servizio idrogeologico regionale, ma non si possono usare per la nostra strada perché non è classificata R3 (ad alto rischio), visto che in passato non c’erano stati problemi; due anni fa, nonostante tutto quel che è accaduto, nessuno ha pensato di aggiornare la perimetrazione. Per consolidare i due punti a rischio basterebbero 45.000 euro (Intervento al Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD)).
Adesso la strada è franata in un altro punto, a pochi metri della nostra azienda, dove abbiamo una frana “calanchizzata”, a causa della scorretta regimentazione delle acque e rischiano di saltare anche i gabbioni fatti dalla Protezione Civile. Serve il consolidamento SUBITO. Ma il Comune sta usando 20.000 euro di somma urgenza per effettuare interventi di manutenzione ordinaria senza fare nessuna messa in sicurezza.Purtroppo dopo questi due anni di abbandono, la viabilità è peggiorata notevolmente in diversi punti e la nostra fiducia è sparita. Per ricostruire ci serve il consolidamento adesso.
Nel frattempo noi cerchiamo di andare avanti. Sono passati ormai quasi tre mesi da quando la tanta neve e al terremoto hanno fatto crollare la sala mungitura, la stalletta delle capre e anche i recinti per il pascolo. Abbiamo scoperto solo dopo che questi locali non erano accastastati e a causa di questo non avremo nè aiuti per ricostruire nè sostegno al redditto per compensare lo stress subito dai nostri animali e quindi il mancato redditto. Ma questa è una nostra responsabilità e ce l’assumiamo. La strada comunale però non è di nostra competenza.
In 25 anni abbiamo investito più di 400.000 euro per la ristrutturazione dell’agriturismo in bioedilizia, per il lago per l’irrigazione, per l’impianto degli olivetti, per il caseificio, la stalla principale in bioedilizia, il laboratorio polifunzionale, il locale per fattoria didattica e l’impianto fotovoltaico e abbiamo ricevuto altrettanto in contributi regionali ed europei.
Intervento all’IFADPensavamo di investire ancora nei terreni, per renderli piú resilienti ai cambiamenti climatici (abbiamo giá avuto dei risultati notevoli questa primavera) e nelle strutture, e di ricostruire le strutture crollate con le nostre risorse, ma visto che ogni anno ci troviamo di fronte al grave problema della viabilitá e non riceviamo nessuna certezza, non riusciamo a investire più soldi in un territorio che sembra votato piú a diventare una discarica (l’acquirente che voleva comprare prima di noi intendeva realizzare proprio una discarica) che a rimanere l’oasi di biodiversitá che è diventato in questi anni, anche grazie all’arrivo di nuovi vicini che fanno, come noi, agricoltura contadina”.
(Nuovi contadini per ripopolare Valviano)