Lettera al Direttore sullo Stadio Rampigna di Pescara

Ci scrive un telespettatore pescarese che vive nei Paesi Bassi, per stimolare una riflessione sull’area dello Stadio Rampigna di Pescara. Riceviamo e pubblichiamo.

 

Egregio Direttore,

Sono un cittadino pescarese sospeso tra l’Italia e i Paesi Bassi, ove lavoro nel campo del diritto internazionale. Lungi dal farmi dimenticare le mie radici, la lontananza ha accresciuto in me la passione per la mia terra natìa, spingendomi a elaborare proposte volte a favorirne la crescita sociale e culturale.

La contatto in merito alla questione del Rampigna di Pescara, un impianto sportivo abbandonato che il Comune vorrebbe riaprire con un esborso di ben 800’000 € nonostante da più parti (ArcheoClub, Italia Nostra, etc.) sia stata segnalata la presenza in loco della necropoli romana di Ostia Aterni (l’antica Pescara). Attraverso una lettera pubblicata su “Il Centro” del 6 Gennaio 2020, avevo invitato il Sindaco a riscoprire la necropoli e trasformare il Rampigna in un grande parco archeologico in grado di ricucire il rapporto tra Pescara e la sua storia, restituendo inoltre alla cittadinanza quell’affaccio verde sul fiume perduto da tempo.

Se il Sindaco ha finora ignorato ogni appello, la cittadinanza appare decisamente meno convinta circa l’opportunità di riaprire il campo. In un sondaggio lanciato dalla pagina Facebook Pescara Segreta, circa 400 cittadini (incluso l’Assessore Albore Mascia) hanno espresso la loro opinione sul futuro del Rampigna: il 95% ha proposto di scavare la necropoli, mentre solo il 5% ha optato per la riapertura immediata del campo sportivo. Lo stesso trend è evidenziato da un altro sondaggio condotto da Pescara News, ove la riscoperta della necropoli è stata preferita dall’87% dei votanti.

Nutro grande rispetto per i ricordi di molti concittadini legati al campo Rampigna ed alle imprese sportive della “Strapaesana”. Ciononostante, credo che la riscoperta della necropoli di Ostia Aterni sia una battaglia di civiltà ed un atto d’amore verso la nostra Pescara: una città la cui storia è stata troppe volte umiliata e obliterata a vantaggio di un’idea di progresso retrograda e provinciale. Guardiamo i fatti: senza contare il Rampigna, il Comune di Pescara dispone di ben 6 campi da calcio all’aperto, 2 campi polivalenti e 4 palazzetti indoor idonei al gioco del calcio. Al contrario, Pescara ha sistematicamente trascurato tutte le testimonianze del proprio passato emerse nel corso degli anni. Pensiamo al mosaico romano della Golena Sud, alle mura bizantine preservatesi sotto piazza Unione (che ben due riqualificazioni della piazza hanno omesso di valorizzare), alle condizioni indecorose delle colonne di Santa Gerusalemme (raro esempio di tempio romano a pianta circolare successivamente trasformato in sinagoga e infine chiesa) e dei piloni del ponte romano. Per non parlare dell’assenza di un museo di storia cittadina o quantomeno di cartelli in grado di ricordare a cittadini e visitatori la presenza di musei / monumenti in città.

È tempo di invertire questa squallida tendenza. Ricordo infine che valorizzare il passato di Pescara significa anche rilanciare la sua economia attraverso la differenziazione dei flussi turistici, la rivitalizzazione diurna del centro storico (trasformandolo in quartiere ad alto valore museale e magari destinando il Circolo Aternino a sala studio per studenti universitari) e l’evoluzione dell’immagine di Pescara da centro meramente commerciale/balneare a destinazione anche culturale e universitaria. Alla luce di tutto ciò, rinnovo ancora una volta il mio appello al Comune ed alla cittadinanza, volto a:

(i)                 Riconsiderare la riapertura del campo Rampigna;

(ii)               Indagare in modo esaustivo la necropoli sottostante, verificando inoltre la possibile presenza di un tratto della via Flaminia, la strada costiera realizzata al tempo dell’antica Roma;

(iii)             Realizzare presso il Rampigna un grande parco archeologico in grado di abbracciare la necropoli, i resti del ponte romano, il tratto di muro della fortezza preservatosi dietro una palazzina abbandonata di via Forca di Penne; in futuro, tale parco potrebbe essere esteso fino a inglobare la chiesa della Madonna del Carmelo (ex cappella della fortezza ora inglobata nella questura).

Pescara ha bisogno di evolversi, di uscire dalla crisi economica e di identità che la attanaglia. E questo processo non può prescindere dalla riscoperta del suo passato. Perché, senza esso, non c’è futuro.

Cordiali saluti,

Edoardo Di Paolo

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.