Lusi: slitta al 2 marzo la sentenza d’appello, prevista per oggi, per l’ex senatore Luigi Lusi, eletto in Abruzzo e condannato in primo grado a 8 anni di reclusione per l’appropriazione illecita di quasi 25 milioni di euro di rimborsi elettorali dalle casse della Margherita, di cui era tesoriere.
Il cambio di programma si è reso necessario a causa della mancata disponibilità di un’aula di udienza, che avrebbe dovuto ospitare gli interventi di tutte le difese: quella dello stesso Lusi, dei commercialisti Mario Montecchia e Giovanni Sebastio e di Diana Ferri, collaboratrice dello studio legale dell’ex senatore Pd.
Essendo l’aula del presidente della terza sezione penale della corte d’appello Ernesto Mineo già occupata da un altro collegio della stessa sezione per un disguido organizzativo, e vista l’impossibilità di trovare altre aule utilizzabili, il processo è stato aggiornato per l’inizio delle arringhe difensive.
Il 2 marzo toccherà proprio ai difensori del principale imputato, originario di Capistrello, gli avvocati Luca Petrucci e Renato Archidiacono, concludere gli interventi e poi, repliche a parte, la corte andrà in camera di consiglio per la decisione.
Il 20 novembre scorso il sostituto procuratore generale Simonetta Matone aveva chiesto per Lusi la conferma della condanna di primo grado, ritenendolo l’autore di “reiterate ruberie” dal 2007 al 2011. Durante quel periodo, Lusi – secondo il rappresentante della pubblica accusa – “ha sfruttato l’immagine che si era costruito, di personaggio serio, rigoroso, pignolo e affidabile godendo, da un lato, della piena fiducia dei vertici della Margherita che lo avevano nominato tesoriere, e approfittando, dall’altro, di un sistema di controllo meramente formale su spese e giustificativi per dare il via alla depredazione scientifica di un enorme flusso di denaro”.
Oltre che per l’appropriazione illecita, il pg ha chiesto di condannare l’ex parlamentare per il reato di associazione per delinquere (che il tribunale non ha riconosciuto) e per quello di calunnia ai danni di Francesco Rutelli, “accusato in modo sconsiderato, perché smentito dai fatti, da Lusi che ha detto di aver agito su mandato del presidente del disciolto partito”.