Montesilvano, la maestra cattiva sarà trasferita, non ancora chiaro se le saranno affidate altre mansioni o solo un’altra sede.
Ad ogni vittoria corrisponde una sconfitta, perché è ovvio che se c’è qualcuno che vince dovrà pur esserci qualcun altro che perde. E allora, chi sarà a rimetterci per il trasferimento della maestra “cattiva”? Questa è la domanda che affiora all’indomani dell’incontro dell’insegnante con l’ispettore scolastico regionale arrivato a dirimere la delicatissima questione dei presunti maltrattamenti e dei metodi discutibili, o addirittura violenti, della docente contestata. Il trasferimento della maestra sarebbe stato deciso ieri al termine della riunione con l’ispettore scolastico: sicuramente una buona notizia per le famiglie dei bimbi della scuola elementare Fanny Di Blasio, non altrettanto per la scuola alla quale la stessa maestra potrebbe venire destinata. Quale sia, al momento, non è dato sapere, ma se le parole hanno ancora un senso allora vale quello della Treccani: spostare da un posto all’altro. A meno che non si tratti di trasferimento non ad altra scuola ma ad altro incarico, a distanza di sicurezza da ogni cattedra; ma, trattandosi di insegnante di ruolo, occorrerebbe immaginare un iter specifico per piazzarla dietro un’inoffensiva scrivania. Ricapitolando i fatti, mercoledì sono state ascoltate le mamme dei 46 alunni che frequentano la scuola Fanny Di Blasio di Montesilvano, e tutte hanno confermato la versione dei presunti maltrattamenti. Ieri invece l’ispettore, dopo avere ascoltato l’insegnante, avrebbe dato alle mamme la notizia del trasferimento. Le mamme si sono dette sollevate, ma anche dispiaciute dal punto di vista umano per l’evidente stato di malessere della ormai ex maestra dei loro bimbi. Per arrivare a questa decisione hanno lottato per settimane, hanno tenuto a casa i propri figli per diversi giorni, hanno boicottato le ore di lezione della maestra, e soprattutto hanno raccontato e fatto mettere a verbale le aggressioni verbali, i gesti cattivi, le punizioni: azioni che facevano rimpiangere i momenti in cui invece si addormentava in classe.